Quest’estate mio figlio (di 8 anni), essendosi trovato in vacanza coi nonni, a frequentare alcuni bambini di un paio d’anni più grandi di lui, forse per spirito di emulazione mi ha chiesto a che età pensavo di acquistare un cellulare tutto per lui…

La risposta che mi è venuta in modo immediato è stata quella di domandargli dove mai dovesse andare da solo per aver bisogno di comunicare qualcosa a me, a suo papà, o chissà chi altri e che non  potesse dire di persona.

Proprio in questi giorni leggo il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Birmingham secondo la quale “un piccolo distratto dalle chiacchiere rischia di finire sotto una macchina il 43 per cento delle volte in più rispetto a un coetaneo senza telefonino”.

La ricerca rivela anche come l’allarme cellulare riguardi in modo particolare l’Italia, visto che il nostro Paese registra una fra le percentuali più alte del Pianeta di ragazzini in possesso di un telefonino (addirittura il 28,7 per cento fra i bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni).

Mi domando: non è che questo dato è da mettere in relazione al fatto che i genitori italiani spiccano per la loro apprensione?

Il permettere ai nostri figli il possesso e l’uso del cellulare non sembra giustificato da un reale bisogno di comunicazione: può essere quindi l’estrinsecazione di un nostro bisogno di controllare i propri figli, delegando quindi al telefonino questo compito in nostra assenza?

Il bisogno di tenere tutto controllo è molto comune negli adulti ma spesso rischia di ottenere l’effetto opposto: chi di noi infatti più si sente “pressato” più non sente il desiderio di “fuggire”?