La febbre è una delle principali cause di chiamate e visite dal pediatra, potremmo dire che esiste una vera e propria fobia della febbre. Una paura nell’affrontarla e gestirla che non di rado si trasforma in panico. Questo post ha lo scopo di sgombrare il campo dai numerosi luoghi comuni esistenti intorno alla febbre e di fornire alle mamme un semplice vademecum per trattarla nel modo corretto.

Giorni fa ho avuto l’opportunità di partecipare, insieme ad altre blogger, ad un incontro con la Pediatra Elisa Sabbioni del Policentro Pediatrico di Milano, sul tema febbre. Ho cercato di ricavarne delle semplici indicazioni per aiutare noi tutti a trattarla nel modo più corretto.

Prima di arrivare all’elenco di cosa fare e cosa non fare quando il nostro bambino ha la febbre, vediamo di che cosa si tratta, quali sono le cause più comuni della febbre, come e con quali strumenti misurarla, quali farmaci usare e con quali attenzioni.

Se avete altre domande per la Dott.ssa Sabbioni, scrivetele nei commenti. Buona lettura!

Che cosa è la febbre

La febbre è uno dei sistemi di difesa con cui il nostro corpo reagisce quando è sotto attacco di un agente esterno. Per la quasi totalità dei bambini si tratta di una condizione transitoria di lieve gravità.

Cause della febbre

Nella maggioranza dei casi, la febbre è determinata da una infezione. Ma può anche essere determinata da altri processi patologici. “Una febbre che dura da 3-4 settimane, anche se non raggiunge temperature elevate, può essere espressione di una patologia in atto e non va trascurata” raccomanda la Dott.ssa Sabbioni.

Quando utilizzare i farmaci per trattare la febbre

Le linee guida per la valutazione e il trattamento della febbre in età pediatrica raccomandano di trattare la febbre basandosi sul malessere del bambino. Quando la febbre è associata al malessere, anche se non supera i 38, è bene trattarla con antipiretico per garantire benessere al bambino.

Quando chiamare il pediatra

“Non fermiamoci al numero che vediamo sul termometro” raccomanda la Dott.ssa Sabbioni, “Anche una febbre a 40, se si abbassa con antipiretico e se il bambino si mantiene in buone condizioni generali, non deve destare particolare preoccupazione”.

Ci sono, invece, dei casi in cui è bene richiedere la valutazione del pediatra in tempi rapidi. Per capire quali, bisogna imparare a comprendere il malessere del bambino.

Per valutare le condizioni generali del bambino, bisogna osservare:

  • respiro (respira in modo normale o con fatica?). Attenzione: per difficoltà respiratoria non intendiamo il respiro più rapido, legato alla febbre, che torna normale non appena la febbre si abbassa.
  • attività (il bambino si relaziona, è abbattuto, immobile, non reagisce)

Bambini che associano la febbre ad un impegno respiratorio diverso o ad uno stato fortemente compromesso vanno valutati dal pediatra. Anche la febbre che non risponde ai farmaci richiede un’attenzione particolare e va segalata al pediatra.
Sotto i 3 mesi è opportuno far visitare il neonato in tempi rapidi e dai 3 a 6 con discreta rapidità.

Quale termometro usare

La temperatura va misurata a livello ascellare.
Il termometro da preferire è quello digitale, meglio a punta rigida, in modo che sia semplice da posizionare correttamente.
Misurare la temperatura rettale è sconsigliato perché è un metodo molto invasivo e può causare danni in caso di eventuali movimenti improvvisi del bambino. Il termometro auricolare, molto usato a livello ospedaliero, è sconsigliabile a livello domestico perché la presenza di cerume o il posizionamento scorretto potrebbero fornire dati poco attendibili.

Sconsigliabile anche l’uso del termometro a infrarossi perché offre dati anche molto diversi da una misurazione all’altra e quindi una misurazione non precisa.

Quali farmaci utilizzare per trattare la febbre

I farmaci da utilizzare per il trattamento della febbre sono ibuprofene e paracetamolo.
Tutti gli studi dimostrano che entrambe queste molecole hanno un ottimo profilo di tolleranza in età pediatrica.

Dosaggio e Tempi di somministrazione

È necessario attenersi ai tempi di somministrazione e al dosaggio indicati dal pediatra. Se si cambia formulazione (per esempio, se si passa dallo sciroppo alle compresse masticabili o orodispersibili), consultare sempre il pediatra per avere indicazioni sulla dose corretta per il vostro bambino.
L’effetto degli antipiretici dura in genere 6-8 ore, quindi, se la temperatura si rialza, dopo questo intervallo di tempo occorre ripetere la somministrazione. Un miglioramento delle condizioni generali solitamente avviene dopo circa quaranta minuti dall’assunzione.

Uso combinato di ibuprofene e paracetamolo

Le linee guida sconsigliano un uso combinato di paracetamolo e ibuprofene.
Il rischio di errore (sovradosaggio) è molto alto. Le due molecole, inoltre, possono aumentare reciprocamente la loro tossicità e quindi il carico renale o epatico.

È necessario somministrare gli antipiretici a stomaco pieno?

Ibuprofene e paracetamolo hanno un buon profilo di tolleranza a livello gastrico, quindi non è necessario somministrare questi farmaci a stomaco pieno. Teniamo conto, inoltre, che il cibo può modificarne l’assorbimento (per esempio, ritardandone l’efficacia).

Esistono differenze tra paracetamolo e ibuprofene?

Entrambi i farmaci agiscono per abbassare la temperatura corporea (antipiretico) e contro il dolore (analgesico).

L’ibuprofene associa all’attività antipiretica e analgesica – comune al paracetamolo – una attività antinfiammatoria. Si può quindi sfruttare l’effetto antinfiammatorio in caso di patologie come otiti e tonsilliti.

Antipiretici per i bambini: quali formulazioni preferire?

Le linee guida sconsigliano la somministrazione rettale. La supposta esiste in pochi dosaggi, per cui si rischia di non riuscire a raggiungere la dose corretta per il peso del bambino. Assolutamente vietata la pratica, abbastanza diffusa, di tagliare via un pezzetto di supposta. Questo perché non sappiamo se quel pezzetto contiene eccipienti oppure il principio attivo. Il rischio, quindi, è che il farmaco abbia una efficacia alterata. L’uso di supposte è raccomandato solo in caso di vomito protratto (che impedirebbe l’uso dei farmaci per via orale).

Gocce o sciroppo consentono un dosaggio molto più preciso.

Per i bambini in età scolare sono disponibili anche formulazioni masticabili (capsule molli o compresse orodispersibili).

4 Cose da non fare in caso di febbre

1. Non coprire troppo il bambino

Per favorire la dispersione del calore corporeo, bisogna evitare di coprire troppo il bambino. “I bambini con la febbre non vanno coperti. Siete ufficialmente autorizzati a tenerli in canottiera e mutandine!” sottolinea la Dott.ssa Sabbioni. “Nella fase dei brividi, naturalmente, quando la febbre sale, si può dare una copertina”.

2. Non utilizzare mezzi fisici per abbassare la febbre

Da evitare assolutamente tutti i mezzi fisici tradizionalmente utilizzati per abbassare la febbre. “Come abbiamo precedentemente spiegato, il nostro organismo utilizza la febbre come mezzo di difesa da una infezione. Se abbassiamo la temperatura con mezzi fisici, il sistema nervoso” – spiega la Dott.ssa Sabbioni – “reagirà tornando ad alzare la temperatura corporea per ristabilire le condizioni precedenti. Ecco perché impacchi con ghiaccio, spugnature, bagni con acqua fredda, non sono solo inutili ma anche dannosi. Così come strofinare l’alcool su tutto il corpo”.

3. Attenzione all’idratazione

È importantissimo che i bambini siano correttamente idratati: la disidratazione è uno dei rischi che si corre in caso di febbre se il bimbo non beve a sufficienza. Fondamentale, quindi, durante gli stati febbrili, mantenere una corretta idratazione proponendo liquidi anche zuccherati. È opportuno proporli di frequente, a piccoli sorsi e, se necessario, somministrarli con un cucchiaino o una siringa.

4. Evitare il digiuno prolungato

In caso di digiuno prolungato il rischio è quello di incorrere nell’acetone. In assenza di zuccheri da utilizzare, il corpo consuma grassi, il cui utilizzo sprigiona corpi chetonici responsabili di malessere, nausea, cefalea. Per evitarlo, offrire piccoli spuntini a base di zuccheri complessi (crackers, fette biscottate) o zuccheri semplici (frutta, marmellata, miele o anche una semplice zolletta).

4 Miti da sfatare sulla febbre

1. La febbre da dentini esiste?

Non ci sono studi che dimostrano che l’eruzione dei dentini provochi febbre.
È un evento stressante quindi abbassa le difese immunitarie. Durante l’eruzione di un dentino, con conseguente infiammazione delle gengive, può accadere più facilmente che il corpo fatichi a contrastare un virus anche banale. Ecco perché è frequente che l’eruzione di un dentino sia legata alla febbre anche se non ne è la diretta causa scatenante.

2. Si può uscire con la febbre?

Se il bambino sta bene può fare una passeggiata. Vanno evitate le attività stancanti e il contatto con altri bambini in luoghi chiusi per evitare il contagio.

3. Ibuprofene e paracetamolo si usano solo per la febbre alta?

Il dolore nei bambini è spesso sottostimato. Anche in caso di febbre sotto i 38 gradi, se il bambino è abbattuto e dolorante (magari anche a causa del forte raffreddore) è possibile somministrare gli stessi farmaci che usiamo per la febbre. Ibuprofene e paracetamolo, inoltre, si possono usare anche per il trattamento sintomatico a breve termine del dolore quale ad esempio mal di denti o mal di testa.

4. Gli antipiretici vanno presi con la pancia piena?

Non è indispensabile somministrare ibuprofene e paracetamolo dopo i pasti: entrambi hanno una buona tollerabilità e possono essere assunti anche a stomaco vuoto.

Le convulsioni febbrili

Una delle più gradi paure legate alla febbre riguarda il manifestarsi delle convulsioni febbrili, che provocano molta ansia nei genitori.

Come si manifestano le convulsioni e le loro cause

Le convulsioni sono facili da riconoscere: sono caratterizzate da movimenti tonico clonici, irrigidimento e colorito cianotico.
Non sono legate a febbre troppo alta. Quello che incide è soprattutto la rapidità di salita o discesa della febbre. Talvolta è presente familiarità: altri componenti della famiglia da bambini le hanno avute.

Cosa fare in caso di convulsioni?

La maggior parte delle convulsioni febbrili si risolve in pochi minuti, dopo di che il genitore dovrà portare il suo bimbo al pronto soccorso per una valutazione medica.
È importante controllare quanto dura la convulsione e se le scosse sono simmetriche o riguardano solo una parte del corpo in modo da riferire al personale medico informazioni più complete e precise possibile.

Post in collaborazione con Reckitt Benckiser