Piangere, strillare, opporre resistenza, perpetrare un’azione vietata o anche semplicemente risponderci “NO!”. Tutti noi abbiamo ben chiaro cosa sono i cosiddetti “capricci”. Ok, ma la domanda è: perché?  E, soprattutto, in che modo affrontarli e gestirli?

Che cosa indicano i capricci?

1. Esigenza di differenziarsi dai genitori

Intorno ai 2 anni di età – periodo in cui, normalmente la fase dei capricci è più “acuta – i bambini stanno affrontando un momento importante e normale del loro sviluppo: iniziano a differenziarsi dai genitori.

2. Difficoltà di gestire le emozioni forti

Rabbia, gelosia, delusione, frustrazione... emozioni forti che il bambino prova, e, proprio perché è piccolo, non sa ancora né riconoscere né nominare, tanto meno affrontare e gestire. Diventa, quindi, preda di queste emozioni, si sente a disagio, ha paura di questa forza che ha dentro e la esprime come può.

Come gestire i capricci?

Come ci sentiamo noi adulti di fronte ad un capriccio? Se siamo in un negozio affollato o davanti a persone di cui temiamo il giudizio, è più facile che ci si senta a disagio. 

1. Auto-contenimento

Prima azione da fare, quindi, è un autocontenimento: accettare il capriccio come “normale” ci aiuterebbe a vivere le situazioni in una modalità nuova.

2. Contenimento delle emozioni del bambino

Compito degli adulti che lo circondano è aiutare il bambino a stabilizzarsi, per questo passaggio è fondamentale che a nostra volta facciamo come da contenitori e non  da amplificatori urlando.

Potremmo magari abbassarci ed abbracciare il piccolo, il nostro corpo può comunicare che stiamo tenendo e non coccolando, basta una presa diversa.

Possiamo avvicinarsi al piccolo e dirgli: “Ti sei arrabbiato quando ti hanno portato via il gioco” . Sono i grandi che, con le loro parole aiutano i bambini a dare senso a ciò che accade nominando le emozioni che stanno provando.

Attenzione, però, si tratta di accettare il loro “no”, non la loro messa in scena. Lasciamo, quindi, che i bambini manifestino a modo loro il dissenso ma, quando la situazione si è ristabilita, spieghiamo che certe modalità non si accettano e offriamo delle alternative.

Articolo a cura della Dott.ssa Umberta Montesano. Dopo la Laurea in Scienze dell’Educazione si occupa di formazione degli insegnanti e approfondisce la sua formazione con due master di secondo livello: Esperto in interventi psicologici nella scuola e Management scolastico. Psicopedagogista, assessor per l’intelligenza emotiva, applicatrice Feuerstein, insegnante, formatrice, è titolare dello Studio di Consulenze Pedagogiche Montesano.