La dislessia è un disturbo specifico del neurosviluppo che si manifesta con la difficoltà a decodificare il testo scritto.
Che cos’è la dislessia?
Si tratta di un disturbo di origine neurobiologica. Non esiste un gene responsabile della dislessia.
Come afferma Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova in un’intervista pubblicata su Corriere.it:
L’ipotesi verso cui ci stiamo orientando sono le cause epigenetiche. E cioè un mix tra influenza del DNA e dell’ambiente.
I DSA (Disturbi Specifici Apprendimento) rappresentano disordini dello sviluppo: durante il periodo embrio/fetale numerosi sono i fattori ambientali in senso lato – stress materno, infiammazioni materno-fetali, patologie metaboliche materne, esposizione a pesticidi, metalli pesanti, particolato ultrafine – che possono interferire negativamente sullo sviluppo delle reti neuronali del bambino.
I sintomi
Generalmente le difficoltà di lettura e scrittura possono essere un campanello d’allarme della dislessia.
Ma non solo.
La dislessia è un disturbo innato, a volte ereditario, e di solito emerge verso i 7 anni.
Ogni bambino è dislessico a modo suo perché esistono varie neurodiversità e può capitare che sia diagnosticato (cioè riconosciuto tale) anche più tardi.
I genitori devono prestare particolare attenzione alle capacità di apprendimento dei bambini quando nonostante gli sforzi profusi dal bambino e dai supporti offerti (attenzione docenti, ripetizioni) i bambini non migliorano e i risultati raggiunti rimangono scadenti.
Diagnosi
Se quindi i genitori sospettano un disturbo nell’apprendimento dei propri figli (anche su segnalazione degli insegnanti) possono parlarne con il pediatra. Sarà lui a supportare e guidare la famiglia.
La legislazione regionale infatti varia notevolmente e solo in alcune regioni è possibile che i professionisti privati effettuino una diagnosi valida per la scuola.
Per ricevere una diagnosi è necessario infatti rivolgersi alla ASL di appartenenza dove un équipe multidisciplinare formata da:
- Neuropsichiatra Infantile;
- Psicologo;
- Logopedista con esperienza sui Disturbi Specifici di Apprendimento
svolge la valutazione clinica che porta all’eventuale diagnosi.
Consigli ai genitori
Prima di tutto va sempre chiarito l’ambito in cui ci si muove.
Se si è in presenza o meno dello specifico disturbo della dislessia.
Punire, sgridare e mortificare un bambino per le sue difficoltà non aiuta a favorire il suo apprendimento.
Come succede a Teo protagonista del romanzo della giornalista Francesca Magni. Il bambino che disegnava parole (Giunti, pp. 372, 16 euro) racconta infatti del viaggio che suo figlio, lei e tutta la famiglia hanno compiuto verso l’“isola della dislessia”.
E io che credevo di essere scemo
Teo infatti ha 15 anni e frequenta con profitto un liceo classico. Ma prima che gli fosse diagnosticata la dislessia ha avuto considerevoli problemi d’apprendimento.
I dislessici hanno bisogno di un apprendimento più lento e che sfrutti le abilità del loro cervello ad associare e leggere immagini.
Vanno incentivate letture con figure, foto e con interlinea ampio. Per un dislessico è poi più semplice accostarsi a un testo già letto ad alta voce da un’altra persona.
Far leggere un bambino dislessico in classe davanti ai compagni richiede tempo e pazienza, ma è necessario per coltivare la sua autostima.
La dislessia non impedisce alcun percorso scolastico o professionale.
È fondamentale però la diagnosi precoce. Prima che il bambino si senta in difetto rispetto agli altri o a disagio in classe.