La fatica di studiare

Sfogliando pochi giorni or sono il quotidiano La Repubblica, rischio di lasciarmi sfuggire un piccolo trafiletto inserito nelle pagine dedicate a Milano, trafiletto dal titolo Aiuti e strumenti contro la dislessia. L’occhio mi cade distrattamente su questo incontro tenuto alla Statale, incontro dedicato ai diversi disturbi legati all’apprendimento…

e la mia deformazione professionale (essere insegnante è, per certi aspetti, un ruolo totalizzante!) fa sì che la mia attenzione ne sia subito catalizzata.

Leggo che problemi quali la disortografia, la disgrafia, la discalculia e la dislessia interessano il 5 per cento del corpo studenti, e non è certo una percentuale da poco. Apprezzo quindi che la Statale, in collaborazione con il Politecnico, abbia dato visibilità a questa problematica con una lezione-incontro dedicata al tema.

Da insegnante riscontro che spesse volte i genitori non vogliono sentire parlare di questi disturbi; anche di fronte all’evidenza preferiscono attribuire gli scarsi profitti scolastici dei propri figli a disimpegno e disinteresse.

Da mamma, conosco, invece, amiche i cui bambini in età scolare (scuola primaria) hanno evidenziato lacune dell’apprendimento legate proprio ai problemi sopra menzionati e si sono sentite dare della “mamma apprensiva e ansiosa” da parte di medici che hanno minimizzato il problema.

Penso di poter affermare che preferisco passare per “mamma apprensiva e ansiosa” ora piuttosto che ritrovarmi in seguito di fronte ad uno studente, o soprattutto un figlio, che vive il suo percorso scolastico con estrema difficoltà e con mille ostacoli, con un’autostima nelle proprie capacità ormai minata da un non-intervento correttivo quando il momento lo richiedeva.

Avere insufficiente autostima “invade” infatti poi non solo la carriera scolastica ma il modo stesso di affrontare ogni nuova “sfida” la vita ci offre, perché l’atteggiamento dello “struzzo” non paga mai!