“La odio” sibila la secondogenita guardando con disgusto la sorella maggiore che si trucca sparandosi pose allo specchio..

Non sembra, ma Frozen non è lontano.

Ammetto di essermi commossa guardando il film della Disney campione di incassi. Finalmente una rappresentazione abbastanza veritiera di un rapporto tra i più importanti, quello tra sorelle: litigate, segreti segretissimi, non-detti, recriminazioni, riappacificazioni. C’è tutto.

Di sorellanza, modestamente, me ne intendo.

“Se vuoi far del male a qualcuno, auguragli tre figlie femmine” diceva mio nonno a mio padre, e qualcuno deve aver voluto male per davvero al povero babbo ché dai miei genitori sono nata io e le mie due sorelle minori.

Né io né loro facemmo mai nulla per smentire la misoginia del nonno, anzi: gelose l’una dell’altra sin da piccolissime, non appena fummo in tre ci specializzammo in giochi di alleanze che vedevano due di noi contro una terza a caso. I nostri genitori all’inizio tentarono una mediazione ma poi, per salvaguardare la propria salute mentale, si rassegnarono a vederci in guerra perenne.

A me è andata un po’ meglio: le sorelle sono solo due ma non potrebbero essere più diverse tra loro: Erika cura il proprio aspetto sino all’esasperazione, Lara è una pippicalzelunghe che odia frivolezze e affettazione.

Se scavo tra le macerie lasciate dalle loro quotidiane battaglie, trovo scorrere una corrente sotterranea di stima e affetto reciproci. Però devo scavare tanto.

Ovviamente a rompere i precari equilibri del loro rapporto sono io che, pare, non riesco a essere mai imparziale: entrambe mi rimproverano di dare sempre ragione all’altra.
La loro gelosia può manifestarsi nei modi più creativi: ieri sera la secondogenita ha pianto a calde lacrime per non avere conosciuto Winston, il cane che avevamo 12 anni fa e con cui la grande ha giocato nel suo primo anno di vita. Come avevo potuto essere così ingiusta da farla nascere in ritardo?

“Le mie figlie hanno sei anni di differenza e per temperamento, carattere e inclinazioni potrebbero benissimo venire da due pianeti diversi. Si vogliono bene a distanza, anche perché tuttora non si capiscono” mi consola Chiara. “Lo scorso anno la grande aveva fatto una cavolata, una cosa piuttosto banale ma che mi aveva fatto andare in bestia. La piccola allora, che non è particolarmente empatica o comunicativa, è venuta ad abbracciarmi dicendo ‘povera mamma, che deve sopportare una figlia simile. E adesso tu consola ME, che ce l’ho come sorella!”

In tanti anni di sorellanza, una cosa l’ho imparata: le lotte tra sorelle sono prove generali di leadership. È difficilissimo intervenire senza stravolgere gli equilibri che si sono date, e non sono neanche tanto più convinta che sia giusto.

Io e le mie sorelle abbiamo avuto un’infanzia e una giovinezza turbolente, piena di litigi epocali e altrettanto epocali riappacificazioni. Però dopo vent’anni, quattro mariti, cinque figli e ventiseimila chilometri riusciamo finalmente a sentire forte il calore e la solidità della sorellanza.

Nessun altro mi fa ridere di gusto come sanno fare loro, nessuno mi capisce meglio di chi ha condiviso la stessa infanzia.

Certo, per godere di questo ho dovuto aspettare vent’anni – più o meno come Anna e Elsa – e forse per le mie figlie ci vorrà altrettanto. Ma non ho fretta.