Alberto Pellai, medico e ricercatore in Sanità pubblica dell’Università degli Studi di Milano, ha messo a punto un innovativo progetto di educazione emotiva e prevenzione dell’abuso sessuale.  Il corso da lui promosso si intitola “Le parole non dette“; Franco Angeli ne ha pubblicati alcuni sussidi, destinati a insegnanti e genitori. Erickson ha pubblicato inoltre “Il segreto di Fata Lina“, un kit curato sempre da Alberto Pellai, insieme a Barbara Tamborini, che contiene diversi strumenti operativi: un manuale base per adulti che desiderano fare prevenzione dell’abuso, un curriculum educativo, un mazzo di carte da gioco per potenziare l’autostima e le competenze emotive di bambini e pre-adolescenti, un dvd contenente l’omonimo episodio della Melevisione.

L’idea è che i bambini non debbano mai vivere in balia di segreti pesanti, parole non dette, appunto, che possono essere sia immagini che turbano, sia veri e propri abusi. Secondo Pellai è controproducente censurare l’erotizzazione che domina le nostre esistenze, anche quelle di bambini e pre-adolescenti: bisogna prenderne atto, commentare con loro, far notare certi aspetti, interpretarli, stimolare le loro riflessioni. I bambini vanno insomma aiutati a gestire a livello emotivo l’erotizzazione della nostra società, e devono potersi confidare, se hanno dei problemi, con adulti di cui si fidano: genitori, e insegnanti.

Non ho letto i due libri, ma mi sono riproposta di farlo, dopo averne letto la recensione. E’ capitato anche a me, nella preadolescenza, di subire una sorta di “abuso”; niente di così traumatico come un abuso vero e proprio, ma qualcosa che comunque ha lasciato in me una traccia pesante, solo perché, nella mia timidezza, per anni non sono riuscita a parlarne;  ho potuto raccontarlo solo qualche anno dopo, ma a un’amica, non a un adulto. Mi sono resa presto conto, tuttavia, che, se all’epoca fossi riuscita a raccontare subito a un adulto cosa era successo, molta della paura che avevo provato si sarebbe dileguata immediatamente, non avrebbe continuato ad affliggermi per mesi.

Per questo condivido pienamente la riflessione che ha fatto Magda qualche tempo fa sulla pedofilia; mi dispiace davvero, inoltre, che la Asl di Milano tagli i fondi destinati all’educazione sessuale a scuola prima dei 16 anni, e apprezzo perlomeno che qualcuno come Pellai si preoccupi di educare emotivamente bambini e ragazzi e di insegnare ad adulti ed educatori come affrontare problemi di abuso in genere. Proverò a farlo anche io con i miei figli. Perché un bambino può avere difficoltà anche a comprendere ed elaborare un’immagine vista in televisione o in internet.

Voi cosa ne pensate?

Immagine: www.provincia.milano.it