La fecondazione eterologa entra nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Si tratta di un passaggio storico.

In particolare per tutte quelle coppie che vogliono accedere alla procreazione medicalmente assistita. E che non hanno potuto farlo a causa dei costi elevati. E delle differenze abissali di trattamento da una Regione all’altra.

Mappa delle Regioni

Fino ad ora, visto che il trattamento non era nei Lea, chi si spostava lo faceva a sue spese. Poiché la sua Regione di provenienza spesso non rimborsava i costi.

La procreazione assistita eterologa infatti veniva passata solo da Toscana, Emilia e Friuli.

Mentre a passare l’intervento anche se svolto altrove in Italia erano solo Umbria, Marche, Veneto e in certi casi il Lazio.

Adesso invece tutte le Regioni dovranno rimborsare il ticket alle coppie.

Fecondazione eterologa: alcune precisazioni

La voce di spesa che ancora non si sa come verrà coperta dai Lea è quella relativa all’acquisto dei gameti.

Per fare l’eterologa oggi quasi tutti i centri di fecondazione acquisiscono i gameti, soprattutto gli ovociti, da banche estere. Visto che in Italia non ci sono banche donatrici.

I centri che si occupano di fecondazione eterologa stanno aspettano ancora le indicazioni dal Ministero della Salute.

I livelli essenziali di assistenza nazionali indicano infatti solo quali prestazioni devono essere fatte. Ne stabiliscono anche la tariffa.  Il loro valore economico per il sistema sanitario. E quindi il ticket che deve pagare il cittadino. Non si occupano di questo aspetto che rimane ancora oscuro.

Fecondazione omologa

Tra i Livelli essenziali di assistenza non è rientrata invece la fecondazione omologa. Una pratica che in Italia si fa da molti anni.

Quasi tutte le Regioni hanno però deciso di erogarla comunque.

Strutture pubbliche e private

L’inserimento della fecondazione eterologa nei Lea sta provocando una riorganizzazione del settore sanitario che si occupa di tale procedura.

Tutto il settore della procreazione medicalmente assistita in Italia è prevalentemente in mano a strutture private. Convenzionate e non.

Ci sono infatti alcune regioni che non hanno neanche un centro pubblico. Nello specifico la Calabria, la Sicilia e la Campania.