L’infertilità maschile è sempre più diffusa.

Circa il 40% degli uomini tra i 20 ed 45 anni è a rischio infertilità. Questo il preoccupante quadro che ha rivelato uno studio danese presentato all’ultimo congresso dell’European Society of Human Reproduction Embryology (Eshre).

La ricerca danese ha evidenziato che solamente un uomo su quattro possiede una qualità del seme ritenuta ottima ossia una concentrazione degli spermatozoi pari a 15 milioni per millilitro.

Il 20-30% del campione possiede una qualità discreta il che comporta più tempo per arrivare ad un concepimento; mentre per il 10-15% sarebbe appena sufficiente, ovvero al limite con problemi di infertilità.

Le cause dell’infertilità maschile

Tra le principali cause che stanno determinano il diffondersi dell’infertilità maschile vi sono 3 fattori tra loro strettamente interrelati:

  • l’inquinamento: alcune plastiche, pesticidi e nitrati possono provocare disturbi alla fertilità;
  • gli errati stili di vita: il fumo, il disordine alimentare, lo stress, l‘alcol sono tutti fattori che peggiorano la qualità del seme e contribuiscono ad abbassare i parametri di concentrazione e motilità degli spermatozoi, riducendo la fertilità maschile;
  • le infezioni: la maggiore libertà sessuale accompagnata dalla disinformazione contribuisce alla diffusione di infezioni.

Possibili soluzioni

In generale l‘infertilità maschile può essere risolta con degli esami specifici e delle cure mirate.

In tanti casi ad esempio basta intervenire sullo stile di vita evitando e limitando quelle sostanze tossiche come il fumo o l’alcol che hanno un’influenza negativa sulla fertilità.

In altri casi si può ricorrere all’aiuto della fecondazione assistita.

Persino uomini considerati un tempo assolutamente sterili, possono diventare padri, recuperando gli spermatozoi direttamente dal testicolo e iniettandoli all’interno della cellula uovo (ICSI). Solo in una pochissimi casi è necessario ricorrere alla fecondazione eterologa mediante donazione di spermatozoi.