Ci sono alcune paure che inducono le persone a bloccarsi lungo la strada della felicità. Per molti sembrerebbe così ovvio il cammino da percorrere per essere felice, eppure è più semplice per loro rimandare e “sostituire”.

Molti dicono che affrontare le proprie paure è il modo migliore per superarle, ma come fare?

Ci sono delle zone del nostro cervello che si occupano di conservare la memoria della paura, sia in termini di esperienza che di segnali del nostro corpo (chiamamoli “sintomi” spiacevoli) che associamo a quelle emozioni.

La paura, non dobbiamo dimenticarlo, è un importante campanello di allarme che, a tempo debito, è servita a proteggerci da un’esperienza spiacevole.

La paura di essere felici

Vi è mai capitato di incontrare persone che sembrano temere più il successo che l’insuccesso?

Per loro le emozioni legate al raggiungimento degli obiettivi, anche se desiderati, equivale a sensazioni associate a momenti (di cui non hanno più memoria) “catalogati” come spiacevoli.

Prendiamo il caso di una famiglia in cui i bambini sono abituati a sentire che è importante fare sempre del proprio meglio.

Le parole usate sono queste, i comportamenti, invece, dicono altro: spesso i bambini sono criticati, i genitori sono scoraggianti, mettono in luce tutti gli ostacoli al successo o non fanno del proprio meglio per le cose che riguardano se stessi.

Tutto questo fa in modo che i bambini comincino a non credere più nel fatto che impegnarsi è importante.

E’ anche possibile che in qualche occasione in cui il successo è stato raggiunto, lo sguardo (il corpo) dei genitori non sia stato come il bambino si aspettava, anche se le loro parole lo hanno lodato.

Tutte queste sensazioni, anche inconsapevolmente, vengono registrate nella memoria della nostra esperienza, e si riattivano in alcune situazioni della nostra vita, fino a diventare un vero e proprio ostacolo al raggiungimento di alcuni traguardi.

Un esercizio

Prendete un foglio, dividetelo in due colonne.
Sedetevi comodamente su una sedia, rilassatevi, se volete chiudete gli occhi.

Provate a pensare ad un momento della vostra infanzia o giovinezza in cui avete raggiunto il successo. Tenete questo ricordo per almeno 5 minuti cercando di fare attenzione a tutte le sensazioni fisiche che attraversate (respiro, battito cardiaco, movimenti muscolari, etc).

Annotate le vostre sensazioni sulla prima colonna del foglio.

Provate adesso a ricordare un evento recente in cui avete vissuto un episodio di ansia. Tenete questo ricordo per almeno 5 minuti cercando di fare attenzione a tutte le sensazioni fisiche che attraversate (respiro, battito cardiaco, movimenti muscolari, etc).

Annotate le vostre sensazioni sulla seconda colonna del foglio.

Guardate ora il vostro foglio, e cercate in cosa si somigliano le due esperienze. Cosa notate?

Infine, la cosa più importante: tornate alla vostra storia di successo. Cosa ha di diverso, nelle sensazioni che vi fa provare?

Conclusioni

Può capitare che lo stress e le emozioni positive intense abbiano reazioni simili (un esempio, l’accelerazione cardiaca). A volte queste sensazioni ci inducono a pensare che sia pericoloso avvicinarci “alla felicità”.

Ci sono molti modi in cui in terapia si lavora su questo processo, ma a noi può essere utile pensare di rompere alcune associazioni spiacevoli, e concentrarci sulle sensazioni positive che vogliamo raggiungere attraverso i nostri successi.

Scappare o lottare?

A livello più primitivo la paura determina due reazioni: la fuga o la lotta.
La decisione tra queste due reazioni è, tuttavia, un compito molto complesso.

E’ il caso di disturbi d’ansia di cui oggi molte persone soffrono.
Ci sono numerose patologie legate all’ansia, spesso legate a sintomi secondari come la depressione o la dipendenza da sostanze (fumo, alcool, cibo) o da internet, da scommesse sportive, giochi online, etc.

E’ un tema, dunque, che sembra interessare poche persone, ma in realtà è molto vicino a ciascuno di noi.