Finalmente le mamme stanno andando a regime: la scuola è cominciata ufficialmente, gli inserimenti dei più piccoli hanno preso l’avvio, si vede la luce in fondo al tunnel.

Ed ora?

Se noi mamme pensavamo di aver superato brillantemente i primi intoppi organizzativi di settembre, nuove scelte ci attendono, mascherate da feste di compleanno.


Nella prima settimana di scuola mio figlio di 6 anni ha ricevuto quattro inviti da quattro diversi bambini, il che mi ha chiarito una volta per tutte che la sua vita sociale è molto più intensa della mia. Anzi, ad essere sincera, rischia di essere a discapito della mia. Infatti, mi accorgo che accompagnarlo a tutti questi incontri mondani sta diventando una sorta di seconda professione, zig-zagando tra orari scolastici, attività sportive e necessario riposo casalingo.

Sulla gestione del tempo poi esistono opinioni contrastanti. Molte mamme lavoratrici per esempio, si sentono in colpa se non possono accompagnare i propri figli ai vari compleanni. Altre preferiscono utilizzare il sabato e la domenica pomeriggio per fare cose trascurate durante la settimana, oppure semplicemente per stare in famiglia.

Intendiamoci, festeggiare insieme agli amici è una cosa buona e giusta: si rinsaldano i rapporti, ci si diverte, si fa gruppo. Quello che ultimamente mi lascia perplessa è l’elevato numero di eventi per bambini, anche in età prescolare, a cui siamo invitati e che può creare un senso di assuefazione alla bella festa, all’animazione con il clown, alla torta con i personaggi preferiti.

Ricordate le feste della vostra infanzia? Il compleanno quasi sempre si celebrava in famiglia, con una torta tutti insieme e la mancia dei nonni. Talvolta l’invito veniva allargato agli amici più cari, senza includere tutta la classe di 30 bambini. Non solo erano feste più economiche per i genitori, ma, essendo più rare, avevano un sapore speciale, di vero evento. In linea di massima era solo dopo i primi anni di elementari che i genitori iniziavano a concedere la possibilità di vivere il compleanno come un fatto sociale.

Mi domando: cosa resta a mio figlio del compleanno di un amico se partecipa a quattro feste in due settimane? Certo, la gioia di stare insieme, ma siamo sicuri che tutto quello che c’è intorno gli interessi veramente? E che non gli crei come un senso di déjà-vu, impedendogli di apprezzare che una bella festa è proprio un evento speciale e che la vita non è tutta un party?

Tutto ciò ha anche conseguenze sulle aspettative dei bambini: dopo aver partecipato alle feste degli amichetti chiaramente i nostri figli desiderano anche loro una celebrazione all’altezza, la considerano ovvia, e furbescamente hanno capito che ciascun compagno porterà un regalo.

Se invece noi genitori desideriamo organizzare qualcosa di più intimo, scontenteremo i nostri figli, ma si sa che porre dei limiti è ciò che dobbiamo fare per aiutarli a crescere.

Ma poi come la mettiamo con le altre mamme?

Ricambiare gli inviti ricevuti è buona educazione, qual è l’atteggiamento socialmente accettabile da adottare?

Ora capisco perché fin dal primo anno di asilo alcuni bambini non si sono mai visti alle feste. I loro genitori, erroneamente creduti asociali, in realtà avevano fiutato tutto e si erano sottratti in via preventiva al logorio della vita moderna! 🙂

Mamme all’ascolto, anche voi pensate che i vostri figli siano ormai più mondani di voi?

Volete raccontarci se e come riuscite a partecipare a tutte queste feste di compleanno?