Un gruppo di ricercatori olandesi dell’Università di Maastricht ha scoperto che la memoria a breve termine è presente già prima della nascita. A 30 settimane di gestazione, infatti, cioè intorno al settimo mese, un bambino comprende quali suoni provenienti dall’esterno sono da temere e quali no. In quest’epoca un bambino sa memorizzare uno stimolo per circa 10 minuti, mentre “a 34 settimane la durata del ricordo raggiunge i 30 giorni“. Gli scienziati hanno bussato sulla pancia della mamma con un apparecchio che emetteva suoni e vibrazioni a cadenza regolare. Il bambino si contraeva spaventato ai primi suoni, ma poi si abituava, e riprendeva a contrarsi solo dopo un diverso intervallo di tempo a seconda dell’epoca gestazionale, segnale che il suo cervello era in grado di trattenere l’informazione per  10 minuti alla trentesima settimana di gravidanza, per 30 giorni alla trentaquattresima.

Verso i sette mesi di gestazione il feto inizierebbe inoltre a sognare; i primi sbadigli sono stati invece filmati intorno a 3 mesi dal concepimento, i primi sorrisi intorno a 6 mesi.

Si tratta ovviamente di memoria a breve termine, dato che i primi ricordi permanenti si regstrano tra i 2 e i 3 anni di età, afferma Piergiorgio Strata – neuroscienziato intervistato su Repubblica di sabato 18 luglio – quando cioé si completa la maturazione dell’ippocampo.

E’ affascinante però sapere che già nella pancia il bambino serba dei ricordi, anche se questi non vengono immagazzinati a lungo termine. E’ una ragione in più perché la futura mamma e il futuro papà si adoperino per trasmettere al piccolo in arrivo un sentimento di amore e di accoglienza, tramite la loro voce, il movimento, il contatto delle loro mani sulla pancia. Perché il bonding inizia già prima della nascita.

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