Continuiamo a parlare della nanna al nido con la coordinatrice de “Il Nido Incantato”, Sara Zanichelli che ora ci mostra i rituali della nanna durante una normale giornata al nido. Vediamo insieme in cosa consistono.

Poco prima di entrare, tutti insieme, nella stanza della nanna un’educatrice prepara lettini e tutto il necessario per un dolce pisolino, rispettando sempre la stessa disposizione dei lettini: è bene, infatti, che i bambini mantengano lo stesso posto ed abbiano a fianco gli stessi amichetti dal primo giorno che dormono all’asilo fino a quando ci saluteranno per andare alla scuola materna.

Oltre a preparare i lettini con lenzuolini e coperte adatte alla stagione, sarà cura dell’educatrice riporre su ciascun lettino ciucci, copertine personali, orsetti, cuscini portati da casa: questi oggetti, infatti, rievocano e ripropongono la sensazione di tranquillità e serenità che si può trovare tra le mura domestiche.

Una volta che tutto è pronto, i bambini possono accedere alla stanza e coricarsi sui propri lettini. A questo punto le educatrici pongono in essere alcuni piccoli accorgimenti che favoriscono il pisolino:
– così come nell’utero materno prima e tra le braccia della mamma dopo, anche all’asilo nido il primo elemento che si cerca di riproporre nella stanza della nanna è un ambiente tranquillo ed accogliente con temperatura mite, colori tenui, luci diffuse, lettini comodi e copertine adeguate alla stagione;
coprire il bambino, appena si corica supino, con la coperta e/ o il lenzuolino, sia per trasmettergli un senso di protezione rispetto all’ambiente esterno, sia perché, con il calore creato dal contatto tra il corpo e la coperta, il bambino riesce a prendere sonno più facilmente;
mettere il bambino in una posizione comoda, almeno durante la fase iniziale del sonnellino. Capire la posizione preferita del bambino è fondamentale per instaurare con lui un rapporto di fiducia completa e totale. In questo modo, trovandosi a proprio agio e sentendosi conosciuto, sarà più propenso a rilassarsi e a fidarsi dell’educatrice anche in questo momento così delicato.
cullare il bambino e fargli ascoltare suoni dolci ed ovattati.

Le educatrici, purché la situazione non richieda interventi particolari, evitano di far addormentare i bambini in braccio per questioni legate:
– al tempo che si ha a disposizione; cullare tra le braccia un bambino per farlo addormentare vuol dire avere un rapporto uno ad uno con ognuno e questo vorrebbe dire impiegare almeno il doppio del tempo per farli addormentare tutti;
– al fatto che, a lungo andare, le educatrici sono sottoposte a risentimenti fisici;
– all’aspetto educativo, in modo che il bambino impari ad essere autonomo in ogni frangente della sua vita ma allo stesso tempo che gli adulti sono al suo fianco e lo aiutano in questo percorso, ma che non sono sempre al suo servizio.

Solitamente le educatrici preferiscono avvalersi, per i più piccini, di soluzioni alternative, come ad esempio le sdraiette, mentre cercano di far addormentare i più grandicelli direttamente sul lettino, con un lento e costante dondolio del corpo, accompagnato dal canto di ninna nanne a riproduzione di suoni ovattati, che richiamano i ricordi ancestrali di quando il bambino si trovava nel ventre materno e, se ancora non fosse abbastanza, si ricorre a piccoli e delicati massaggi sulle tempie e sul nasino, posizioni che solitamente conciliano il sonno. Mettendo in pratica questi comportamenti si riesce a ricreare, nei limiti di quanto concesso all’ambiente nido, abitudini e consuetudini molto simili a quelle che i bambini vivono nelle proprie case, nell’intimità delle proprie camerette.

Il riposo pomeridiano così concepito offre al bambino la possibilità di sviluppare alcune regole basilari per una corretta relazione interpersonale all’interno di una comunità:
la condivisione, infatti il bambino si abitua a condividere gli spazi dell’asilo con altri coetanei;
il rispetto dell’altro; il bambino sa che ci sono altre persone che, come lui, devono riposare, per cui impara che non può piangere ad oltranza, perché ci sono gli altri bambini che stanno già dormendo e non devono essere svegliati, se si sveglia da solo prima che le educatrici entrino in stanza, deve rimanere sdraiato in silenzio, senza piangere o strillare, perché, anche se non si ha più sonno, stando sdraiati ci si può comunque riposare;
l’autonomia, in quanto il bambino inizia a capire che gli adulti non sono sempre a sua disposizione (possono esserci bambini che richiedono maggiori attenzioni perché più piccolini) e ci sono cose che riesce a fare anche da solo; inizia così ad adeguare i suoi comportamenti in funzione dell’ambiente circostante.

Solitamente, al nido, il tempo dedicato al riposino pomeridiano è di circa un paio d’ore, per permettere al bambino uno sviluppo sia fisiologico sia cognitivo. Il sonnellino, infatti, permette sia il recupero delle energie consumate durante la prima parte della giornata e la possibilità di affrontare con allegria le attività pomeridiane, sia una crescita cognitivamente equilibrata.

Un’ultima considerazione va rivolta alla fase del risveglio. Anche questo momento è molto delicato perché i bambini devono essere richiamati allo stato di veglia senza precludere l’umore con cui si approcceranno alle attività pomeridiane. Per questo le educatrici iniziano ad aprire la porta della stanzina e ad aumentarne l’afflusso di luce al suo interno per far in modo che i suoni dell’ambiente circostante entrino e li accompagnino nel risveglio; poi iniziano a chiamare dolcemente i bambini per nome finché non li vedono riaprire gli occhietti e, nel caso in cui proprio i pargoletti non riescano ad allontanarsi dal dolce abbraccio di Morfeo, cercano di riportarli allo stato di veglia attraverso piccoli gesti ridestanti, come solletichino sotto i piedi, carezze e dolci massaggini.

Articolo a cura di Sara Zanichelli,
coordinatrice de “Il Nido Incantato”
www.ilnidoincantato.it

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Immagini:
ilnidoincantato.it