Si definisce rooming-in la possibilità di tenere nella propria stanza di ospedale i bambini appena nati, nel corso della degenza dopo il parto, giorno e notte, senza limiti di orario, in un lettino posizionato accanto a quello della mamma. Numerosi studi hanno dimostrato che l’instaurarsi del legame profondo tra la mamma e il suo bambino, il cosiddetto bonding, è favorito dal contatto prolungato nel periodo che segue immediatamente la nascita. Le mamme che possono stare a stretto contatto con il loro piccolo sono più rilassate, fiduciose e sicure di sè nell’accudirlo una volta tornate a casa. L’allattamento al seno inoltre, che risulta estremamente favorito dal rooming-in, si avvia con maggiore facilità e con maggiore facilità prosegue dopo il rientro a casa. Ed è soprattutto l’allattamento al seno che, consentendo al neonato di stare a stretto contatto di pelle con la sua mamma, favorisce il bonding.

La società italiana di neonatologia raccomanda che in tutti gli ospedali venga consentito il rooming-in, ma che venga anche mantenuto il nido, per rispondere a esigenze particolari o temporanea difficoltà della puerpera ad occuparsi del suo bambino.

Alcune neo-mamme preferiscono in effetti tenere il bambino con sè di giorno, finché se la sentono, per poi affidarlo al nido la notte. Io sono favorevole invece al rooming-in 24 ore su 24, perché un neonato ha bisogno della sua mamma sempre, giorno e notte, e la sua semplice vicinanza lo calma e lo rasserena, mentre un’inspiegabile lontananza lo agita e lo spaventa. Se pensate che fino a poche ore prima il corpo del neonato e quello della sua mamma erano come un corpo solo, che viveva, respirava, si nutriva e si muoveva praticamente all’unisono,  potete comprendere l’importanza per il piccolo di stare vicino alla sua mamma, e viceversa, in modo che il distacco avvenga nella maniera più graduale possibile. I pianti che si sentono in prossimità di un nido ospedaliero possono dare un’idea di come si sentono i neonati senza le loro mamme.

Un’alternativa al nido tradizionale, dove le mamme non hanno accesso, è quella del nido aperto, con i locali accessibili in qualunque momento ai genitori.

Recentemente alcuni ospedali hanno iniziato ad abolire il nido, per favorire il rooming-in 24 ore su 24. Il rooming-in totale tuttavia può rivelarsi difficoltoso per chi ha avuto un parto impegnativo, o un taglio cesareo. In questi casi è importante che l’assistenza ospedaliera alla neo-mamma sia adeguata, o che qualcuno possa pernottare insieme alla puerpera e al suo bambino, per aiutarla in caso di necessità.

Chi partorisce in casa probabilmente praticherà il rooming-in 24 ore su 24 come naturale conseguenza della  sua scelta. Anche in questo caso, comunque, è importante che la puerpera e il suo bambino siano assistiti nei primi giorni dopo il parto, dal neo-papà, se disponibile, oppure da una nonna o da una doula, in alternativa. I primi giorni sono infatti i più faticosi e i più delicati, e se ci si trova in casa propria si tenderà a rimettersi in moto subito, a differenza che in ospedale, per lavare, cucinare, sistemare: con il rischio di non farcela, e di crollare in breve tempo.

E voi siete favorevoli al rooming-in? Totale e imposto, 24 ore su 24, oppure facoltativo? E, se siete favorevoli al nido, lo preferite tradizionale o aperto?

Immagine: bugatpal.axelero.net