Dopo il battibecco di stamane con mio figlio, mi sono sovvenute queste riflessioni su cui mi vorrei confrontare con voi. La causa di questo “litigio” è stata una critica che mi ha rivolto (critica gratuita relazionata al mio rifiuto di comprare qualche futile sciocchezza: la milionesima!) e il tono antipatico con cui mi è stata rivolta. Di questi battibecchi fra madri e figli sono piene le giornate…

ma la mia reazione è stata motivata non tanto dall’episodio in se stesso, quanto dalla constatazione del diverso atteggiamento che mio figlio ha con suo papà. Mio marito è, infatti, in questo momento della sua crescita, il suo idolo, la persona con cui divide le sue passioni più grandi – dal calcio alla lotta – mentre la mamma è ora la figura che lo mette quotidianamente di fronte alle sue responsabilità, dal ricordargli di lavare i denti alla verifica dei compiti scolastici.

Certo, sono contenta di questo rapporto di complicità e di intimità che i miei due uomini sono venuti a creare, contenta che il mio bambino abbia superato la fase del fatidico complesso di Edipo, ma penso che in me, in modo latente e quasi inconscio, pulsi la frustrazione di sentirmi un po’ messa da parte, mi sento insomma un po’ il lato corto del triangolo.

Mi dico che è naturale che sia così, che è stato molto sano il fatto che mio marito abbia avuto il ruolo di staccare mio figlio dal rapporto esclusivo che un bambino instaura con la madre fino ai tre anni circa. Di pelle però non posso non confessare che un po’ mi dispiace che quel suo sguardo di adorazione per me si stia trasformando in qualcosa d’altro, qualcosa che non contempla più indigestioni di baci e coccole tra noi, qualcosa che mi dimostra che il “mio piccolo” sta crescendo, e ciò esige che io rispetti questo suo nuovo modo di vivere il nostro rapporto… ma che fatica farlo!