In Italia ogni donna può richiedere un’interruzione volontaria di gravidanza per motivi di salute, economici, sociali o familiari, purché questo avvenga entro i primi 90 giorni di gestazione. E’ la legge 194 del 1978 che sancisce le modalità del ricorso all’aborto volontario. Una minorenne può ottenere di abortire, anche senza dell’assenso di chi esercita la potestà o la tutela, ricorrendo al giudice tutelare.

Inoltre, se la gravidanza e il parto comportano un grave pericolo per la salute e la vita della donna, o se sono state accertate gravi anomalie del feto, è possibile interrompere la gestazione anche oltre i primi 90 giorni. Accade infatti spesso che, attraverso l’amniocentesi, – che si pratica intorno alla quindicesima settimana di gestazione e che può rilevare anomalie del cariotipo o riarrangiamenti cromosomici – la donna decida di interrompere la gravidanza quando ormai il termine dei 90 giorni è superato.

Alcune donne scelgono – per potere eventualmente interrompere la gravidanza prima – di effettuare la villocentesi, piuttosto che l’amniocentesi: ci si può infatti sottoporre prima – tra la decima e la dodicesima settimana – a questo esame, che consiste nel prelevamento di villi coriali, ovvero frammenti della placenta.

Bisogna ricordare tuttavia che entrambi gli esami evidenziano anomalie del cariotipo come la sindrome di Down, ma non tutte le malattie genetiche, che sono migliaia, a meno che non ci siano indicazioni precise per ricercarne una, presente in famiglia. Una donna che sa che anche in presenza di anomalie genetiche del feto non si sentirebbe di interrompere la gravidanza, non dovrebbe secondo me sottoporsi a nessuno di questi due esami, che hanno un rischio abortivo dell’1%.

Per legge un’interruzione di gravidanza entro i 90 giorni (12 settimane + 6 giorni) viene praticata con un raschiamento uterino sotto sedazione. Oltre questo termine, invece, viene indotto un travaglio abortivo sotto analgesia, di preferenza entro la ventitreesima settimana, anche se il limite non è netto. Se il feto mostra tuttavia segni di vita alla nascita verrà rianimato.

Delle due modalità, la prima è decisamente meno traumatica. Esiste inoltre una terza modalità che è utilizzata da più di vent’anni in Francia, che prevede la somministrazione della pillola Ru486. Questa pillola renderebbe l’interruzione di gravidanza troppo semplice, a detta dei suoi detrattori. Perciò da noi la Ru486 è ufficialmente vietata e non è commercializzata, anche se gli ospedali ne possono importare singole confezioni, se ritenute indispensabili per la vita dei pazienti.

La scelta di interrompere una gravidanza non è affatto facile, e sono solo le donne che possono farla. Soltanto loro infatti possono e devono valutare se saranno in condizione o meno di portare avanti la gravidanza, e di crescere il bambino con amore. L’immagine volutamente provocatoria che ho scelto  per  l’apertura dell’articolo rappresenta questa idea. Anche se personalmente non mi sentirei di interrompere una gravidanza, in (quasi) nessuna circostanza, credo che la scelta di un’IVG vada rispettata sempre. Dovremmo cercare di sospendere il giudizio lasciando alle donne assoluta libertà di scelta e autonomia decisionale.

Siete d’accordo?

Immagini:
www.fgci.it
www.medicinafetale-aouc.it

Blogmmamma.it è un sito a carattere divulgativo. I punti di vista e le informazioni date non non intendono in nessun caso sostituirsi al parere del medico, che invitiamo sempre a consultare in caso di dubbio.