‘Mamma, posso andare su Google Earth per vedere la pianura padana dall’alto?’. Ormai non mi stupisco più di domande simili, rivolte da mio figlio che frequenta la terza elementare. Se deve fare una ricerca, è logico che le immagini le scarichi da Internet e i testi li attinga, anche, da Wikipedia. Non sempre, poiché le maestre ormai nel dare una ricerca ammoniscono: ‘ma non prendete tutto da Internet, per favore, vogliamo anche qualche immagine ritagliata con le nostre mani!’.

Il divertimento è recuperare da cantine polverose i miei quaderni superstiti delle elementari, per fare un confronto impari tra ciò che studiano ora e ciò che studiavamo negli anni ’70, sì, gli anni degli Abba, quelli tanto trendy di questi tempi.

Volete un esempio? In quarta elementare e soprattutto in quinta, mi ricordo di aver svolto qualche ricerca, fatta spesso da una cartina geografica copiata in qualche modo dal sussidiario e colorata poi a matita, e qualche riga di testo rubata alla enciclopedia Treccani. Oggi, in terza elementare, le ricerche consistono in foto scaricate da Internet e stampate a colori, testi scopiazzati qua e là da Wikipedia e spesso navigazioni in Google Earth per capire bene di cosa si sta parlando.

Seguire i figli nei compiti a casa è diventata così un’impresa tosta, a partire dalla famigerata matematica, che sembra aver preso il sopravvento nei programmi scolastici odierni. Nulla da dire, anzi, avessi avuto io delle buone basi in matematica, probabilmente molti problemi al liceo e poi all’università non li avrei dovuti affrontare.

Tant’è, per stare al passo devo studiare di nascosto il libro di testo prima di essere interpellata, per non essere colta in flagrante da un figlio che già ora, quando non rispondo immediatamente a una sua domanda, dice: ‘ah, già, ai tuoi tempi non studiavate tanto come noi’.

Scritto da ITmom