Il fenomeno dell’obesità è sempre più comune e diffuso tra i bambini piccoli, tanto da diventare uno dei principali problemi di salute pubblica. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2010, aveva rivelato che in Europa ci sono più di 42 milioni di bambini sotto i 5 anni in sovrappeso oppure obesi, concentrati maggiormente nei paesi del sud rispetto a quelli del nord. Si possono attribuire diverse concause all’obesità, biologiche, psicologiche e comportamentali, come per esempio l’allattamento infantile, la sovra-alimentazione e le pratiche alimentari della prima infanzia.

E’ a partire proprio dai fattori comportamentali che prende vita lo studio Nutrintake, svolto da un gruppo di esperti che mira a indagare in maniera pratica e specifica quelle che sono le abitudini alimentari dei bambini italiani compresi tra i 6 e i 36 mesi. E’ stato preso in considerazione un campione di oltre 400 bambini, provenienti principalmente da Milano e Catania, osservati per sei mesi per indagare le loro abitudini alimentari e scoprire gli errori più comuni commessi dai genitori. I ricercatori per questo studio si erano prefissati due obiettivi principali: ottenere una stima dell’apporto di energia (prendendo nota in un diario alimentare di ciò che veniva consumato) e creare un modello di dieta bilanciato.

Quello che è emerso dimostra che tra i bambini c’è un forte sbilanciamento nutrizionale dovuto da un eccessivo consumo di proteine e carboidrati (macronutrienti) e sodio (micronutriente), mentre c’è un deficit di consumo di ferro.

Secondo lo studio, infatti, il 50% dei bambini assume più proteine del fabbisogno consigliato e superato l’anno di vita ne assume una quantità 3 volte superiore al reale fabbisogno. Questo eccessivo apporto fa si che aumenti il rischio di sovrappeso e obesità.

Un risultato completamente diverso l’ha ottenuto il ferro, un micronutriente molto importante nello sviluppo del bambino, soprattutto per quello neurologico e intellettivo. E’ stato rivelato che la maggior parte dei bambini compresi tra i 6 mesi e i 3 anni d’età non raggiunge il fabbisogno reale.

Sempre secondo lo studio, durante lo svezzamento i bambini vengono abituati a mangiare cibi saporiti. Molti di essi vengono considerati persino dei “piccoli adulti” in quanto si tende a dar loro gli stessi cibi consumati dai genitori. Questo è un errore molto grave, perché per i bambini non è positivo assumere troppo sodio. Infatti, molti di loro arrivano ad assumere una quantità di sale 3 volte superiore al limite raccomandato. Pertanto, non solo si tende a dar loro pietanze che contengono un apporto sbagliato di nutrienti, ma che contengono anche una quantità di sale maggiore a quella che necessitano realmente.

In ultimo, rimane un altro fattore non meno importante: l’eccessiva assunzione di zuccheri semplici, che dai 12 mesi in poi si tende a superare permettendo ai bambini di consumarne in quantità maggiore a quella dovuta.

Alla luce dei dati riportati, “è importante prendere coscienza che la nutrizione dei primi anni di vita è un fattore ambientale chiave per predisporre una buona salute futura.

 

Qui trovate un esempio del diario alimentare di cibi e bevande che il bambino aveva consumato in sette giorni e che ogni giono il genitore doveva redigere. Attraverso questo strumento, e altri, i ricercatori hanno potuto capire quali siano le quotidiane abitudini alimentari dei 400 bambini presi in esame.

Studio sulle abitudini alimentari