Dopo la laurea, mille anni fa, presi un anno sabbatico per capire cosa avrei fatto da grande e per una serie di combinazioni fortuite (in altre parole: ero innamorata) mi ritrovai in Irlanda a lavorare presso Country Editions, negozio di antichità e brocantage di un piccolo paese nella contea di Kildare (“A nice place to shop!” recitava il cartello di benvenuto).

Mi ero da poco laureata in giurisprudenza ma, per ottenere quel lavoro, avevo millantato una solida esperienza come interior designer. Mi assunsero e divenni l’attrazione locale: sapevo creare composizioni di fiori secchi, disporre tessuti e allestire vetrine. In breve tempo mi trovai a decorare i negozi di tutto il piccolo centro commerciale, ma per fortuna la proprietaria poteva contare su Nuala e Aoife, due giovani commesse piene di entusiasmo e competenza che avevano già lavorato con lei nell’estate precedente.
Le ragazze, scoprii presto, erano collaboratrici eccezionali: sapevano orientare le scelte di signore indecise, effettuavano gli inventari del fine settimana e gestivano gli ordini con i fornitori in grande autonomia.

Quando Nuala e Aoife non erano presenti, mi sentivo persa. Ma loro durante la settimana non lavoravano: avevano infatti 15 anni e studiavano presso la Boarding school locale. Come tanti loro coetanei, si guadagnavano l’argent du poche lavorando nel fine settimana o durante le feste. Come tutti i loro coetanei, d’altronde.

Io, che mi ero trovata a 25 anni senza un vero contatto col mondo del lavoro e senza sapere cosa fare di me stessa, impantanata in un’adolescenza che mi sembrava eterna, le guardavo ammirata. “Non vorreste essere più libere?” chiedevo loro. “Lo siamo” mi rispondevano “nel momento in cui possiamo contare sul denaro guadagnato da noi, senza chiederlo a nessuno”.

Oltre al denaro, il weekend job regalava alle due studentesse anche un assaggio del mondo adulto e una presenza a se stesse che solo il lavoro è in grado di dare; insegnava il senso delle responsabilità e dava loro la capacità di decidere del loro futuro con cognizione di causa.

Bene.
Mia figlia ha da poco compiuto sedici anni e frequenta il terzo anno del liceo di Scienze Umane.
Perché non lavora?

In Italia, l’età richiesta per l’accesso al lavoro è 16 anni (fonte: Inps).

Dedicare al lavoro parte delle vacanze estive: la proposta del Ministro Poletti

Sono stata forse l’unica in Italia a non sobbalzare indignata davanti alla proposta del Ministro Poletti di dedicare parte delle vacanze estive nello svolgimento di un lavoro. Mi piacerebbe davvero tanto che mia figlia entrasse in contatto con il lavoro vero – non quelle poche ore di babysitting che svolge occasionalmente – per capire il valore del denaro e la fatica di guadagnarlo. Mi piacerebbe che il lavoro degli studenti non fosse inteso come sfruttamento ma opportunità, mi piacerebbe che avessero la possibilità di “assaggiare” la vita adulta, progettare una spesa e poter guadagnare il necessario.

Dopotutto, era anche il plot di High School Musical.

Perché mia figlia non può avere il week end job come facevano Nuala e Aoife 25 anni fa?