Da un’intervista con una docente di psicologia dello sviluppo, Anna Oliverio Ferraris, pubblicata sull’allegato di Repubblica, emergono considerazioni importanti e urgenti. Trattando del tanto visitato tema dell’influenza della televisione sui bambini, si riflette su come la televisione proponga oggi modelli troppo adulti, modelli che spingono a porre al primo posto nei sogni dei nostri bambini la riuscita e il successo nel mondo dello spettacolo.

La psicologa intervistata considera che tali modelli di successo non sono modelli di vita reale, e sono, in più, anche causa di grandi frustrazioni e di un sempre maggiore bisogno di approvazione esterna, e quindi di fragilità.

E’ vero che con la loro età, cresce nei nostri figli anche la loro capacità di giudizio, ma è anche vero che i bambini assimilano senza essere ancora in grado di cogliere richiami e informazioni, perché non hanno ancora sviluppato un senso critico autonomo.

Il ruolo dei genitori in questo processo risulta essenziale: non si tratta tanto o solo di censurare, quanto piuttosto di far crescere la capacità di diventare degli spettatori consapevoli. Non lasciamoli da soli di fronte al video (si può cedere di fronte alle mille richieste quotidiane!!!), facciamo da filtro a quanto sentono e vedono, commentiamo coi nostri figli i contenuti dei loro programmi preferiti, forniamo un’alternativa, anche se scomoda.

Quanto ho detto può risultare scontato e ovvio, ma forse non più di tanto visto che pochi giorni fa, un’amica, mamma di una bambina di otto anni, mi ha detto di aver visto insieme a lei Il cacciatore di aquiloni. Di fronte alla mia perplessità, mi ha voluto rassicurare dicendomi che il film l’hanno visto insieme; io mi sono chiesta comunque che urgenza ci fosse nel far vedere a un bambino un film dai contenuti fortemente drammatici e di grande impatto emotivo…