Credevo che l’abitudine di preparare alimenti con il latte materno rimanesse confinata all’interno delle mura domestiche. Conosco infatti mamme che, avendo un eccedenza di latte, lo conservano e lo utilizzano per proporlo ai loro figli all’interno di una pietanza. Scopro invece, leggendo un articolo sull’Espresso, che l’artista Franca Formenti ha coinvolto Gabriele Bonci, maestro dell’arte bianca in Italia, per preparare panini contenenti latte materno, che avranno la forma di una brioche siciliana (come nella foto qui sopra), e che saranno venduti venduti all’asta; il ricavato andrà in beneficienza.

Ma non è tutto. Nell’articolo che vi ho citato si parla anche di altre ricette che contengono latte materno. Per esempio, lo chef svizzero Hans Locher l’ha utilizzato per lo Zürcher Geschnetzeltes, spezzatino di vitella con cipolle e funghi, tipico di Zurigo, e per altre ricette. In tutti i casi il risultato è stato molto soddisfacente, al punto che lo chef ha offerto tramite un quotidiano locale 10 euro al litro alle donne disposte a vendergli parte del loro latte. Ma la legge svizzera, per quanto lacunosa a questo riguardo, pare sia contro di lui: lo chef non può infatti dimostrare che il prodotto acquistato è fresco, sano e regolarmente conservato.

Una piccola azienda casearia francese, inoltre, produce un formaggio, le petit singly, che viene preparato con il latte materno.

E la Peta, gruppo animalista inglese, sulla scia di queste notizie ha proposto che il gelato venga prodotto non più con latte bovino, ma con latte materno.

L’idea condivisa da molti animalisti e vegetariani è che il latte debba essere un alimento specie-specifico: ovvero, ogni specie deve nutrirsi del latte prodotto dalla sua stessa specie. La composizione chimica del latte di mucca è adatta a nutrire un vitello. Per il neonato l’unico latte adatto è infatti quello materno; il latte artificiale è latte vaccino modificato. Terminata l’età dell’allattamento – secondo questa teoria, che io condivido – l’essere umano non ha più bisogno di bere latte. Può trovare infatti tutti i nutrienti del latte – calcio compreso – in altri alimenti. E nel caso desideri una bevanda simile al latte, può consumare latte di soia, di riso, di avena, che del latte hanno il colore e – vagamente – la consistenza, ma che sono alimenti ben diversi.

In questo modo cesserebbe o comunque si ridurrebbe drasticamente anche lo sfruttamento delle vacche, condannate a produrre latte in quantità industriali per tutta la loro esistenza, e non solo dopo il parto, come avverrebbe secondo natura, mentre i loro vitelli vengono nutriti con latte artificiale.

Per concludere, e per dirvi come la penso io: ben venga il tentativo di ridurre il consumo e l’impiego di latte vaccino, ma non a favore del latte materno. Il latte superata l’età dello svezzamento non serve più, siamo gli unici mammiferi che ne bevono anche da adulti, e non tutte le popolazioni sulla terra, tra l’altro, ne consumano.  E come si potrebbe garantire la qualità del latte materno? Se viene da una donna fumatrice, o peggio, che fa uso di droghe? Lascio quindi volentieri agli altri il piacere di gustare panini, formaggi o altre pietanze contenenti latte materno. E io continuo a bere il mio latte di riso, che insieme a quello di soia può essere tranquillamente utilizzato in cucina al posto del latte vaccino.

E voi? Assaggereste un alimento che contiene latte materno, senza sapere da chi proviene?

Immagine: andreagraziano.com