Oggi ci sono donne che prendono la decisione di partorire in casa, non più come frutto di una scelta obbligata, come un secolo fa, ma di una libera scelta, fatta nella consapevolezza che la propria casa è il luogo più sicuro e confortevole che esista per dare alla luce un figlio.

Occorre che la gravidanza sia fisiologica e bisogna essere visitate dall’ostetrica che seguirà il parto in casa fin dalla gravidanza, in modo che ci si conosca e che si crei un rapporto di fiducia e di stima. Una seconda ostetrica accompagna sempre quella scelta, in modo da poterla sostenere o in modo da sostituirsi a lei in caso di necessità. Seguire un parto, ancor di più se in casa,  è un lavoro – per l’idea che mi sono fatta io – estremamente impegnativo, molto coinvolgente a livello emotivo ma anche molto, molto faticoso.

Le ostetriche che fanno questo lavoro in genere hanno alle spalle una lunga esperienza ospedaliera e sono molto brave e preparate: durante l’assistenza al travaglio e al parto seguono la donna con pazienza e discrezione, senza fretta, rispettando i tempi della mamma e del bambino che sta per nascere, pronte però a intervenire e accompagnare la donna in ospedale ai primi segni di sofferenza fetale.

In base al mio vissuto (un figlio nato in ospedale, l’altra in casa),  la seconda esperienza è stata umanamente molto più ricca, intensa e gratificante, un’esperienza che di sicuro ripeterò nel caso di una terza gravidanza.

Unico problema è rappresentato dal costo. Se il parto a domicilio fosse a carico del servizio sanitario nazionale – cosa che avviene in alcune regioni, almeno parzialmente –  sarebbe per lo Stato meno oneroso rispetto al parto in ospedale, ma purtroppo per ora in Lombardia il costo grava interamente sulle donne che fanno questa scelta, scelta che rimane quindi solo di chi può permettersela economicamente.