Ci sono bambini che amano i giochi “duri”, di lotta, e personificano mostri e personaggi “cattivi”. Vi siete mai chiesti il perché?
C’era un tempo in cui sembrava del tutto normale: gli stereotipi di genere chiedevano che le bambine giocassero con le bambole, i bambini con le armi.
La suddivisione dei ruoli era netta, la cosa non stupiva più di tanto.
Il gioco è sempre servito ad insegnare la vita, ed allora permetteva ai piccoli di “esercitarsi”, magari emulando i grandi.
Nell’ultimo trentennio le cose sono cambiate molto; non possiamo certo dire che giocare a far la guerra significhi esercitarsi in un mestiere futuro o imitare gli uomini di casa. Eppure l’avvento dei videogame e dei giocattoli da guerra ha significato per molti bambini “giocare a”.
Partiamo dalla grande forza sublimatrice che ha il gioco:
può capitare che l’energia “violenta” emerga attraverso l’espressione ludica, un contesto protetto in cui si può “far finta” senza che nulla venga realmente distrutto.
E’ qui che i piccoli provano a vedere che succede, qual’è la conseguenza delle loro azioni o delle loro fantasie.
Alcune mamme non si spiegano tale espressione di aggressività.
Qualcuno teme che giocare alla guerra renda i bambini più aggressivi.
L’impulso che spinge alcuni ragazzi a distruggere è lo stesso che spinge a creare. In quel tipo di gioco, a guardare bene, può essere considerata una forza positiva correttamente sublimata.
L’aggressività è un’emozione che appartiene a tutti, la cui repressione non è utile, ma può essere espressa in modo liberatorio e positivo.
Sì, è vero, ci sono momenti in cui ci chiediamo se davvero sia buono che i nostri ragazzi lancino per aria i loro giocattoli riducendoli in brandelli.
Ci sono molti modi per indagare il significato di quello che stanno esprimendo, il gioco è il modo migliore per osservare come si esprimono in libertà.
Giocare “fino in fondo” non è facile per gli adulti, ma spesso stare con loro e immedesimarsi in quello che stanno facendo può svelarci aspetti del gioco che non sono osservabili dall’esterno.
Per alcune mamme i mostri, i guerrieri, i cattivi, sono abbastanza difficili da comprendere. Eppure, se la mamma si mette a giocare con loro, i mostri si trasformano: scopriremo così che hanno una storia, qualcosa da dire, o ancora che hanno bisogno di diventare brutti e cattivi perché qualcuno si accorga di loro.