Il nutrimento per un neonato passa anche attraverso canali emozionali ed affettivi, e la qualità di una relazione non può essere giudicata attraverso la scelta riguardo all’allattamento.

Sono spesso a stretto contatto col versante emozionale delle questioni sulla nascita: non solo per lavoro, ma anche per esperienza diretta di persone a me vicine.

Quando una donna diventa madre per la prima volta, oggi, è letteralmente sommersa dalle informazioni: tutte sappiamo che, se vogliamo, possiamo documentarci in rete, nei consultori, negli ospedali.

Siamo una generazione di giovani navigatrici della rete che, per diversi motivi, abbiamo fatto del sostegno virtuale il nostro punto di forza. Eppure oggi siamo ancora a “lottare” su posizioni antitetiche che riguardano l’allattamento (ma anche altre importanti dinamiche sulla genitorialità).
Questa cosa mi colpisce sempre con grande forza.

Una delle prime cose che ho imparato dalla mia esperienza, personale in primo luogo, e professionale poi, è che su certe questioni non esistono “regole”: ciò che va bene per una donna può non andar bene per un’altra.

Ci sono circostanze, attenuanti, variabili sconosciute, ed innumerevoli fattori che possono interferire con la ferrea logica delle tante lezioni proposte ai corsi di preparazione alla nascita.

In questi corsi, ai quali ho spesso partecipato, viene data molta enfasi a quello che viene sostenuto dalle organizzazioni mondiali, e quasi nessun cenno viene fatto a ciò che è importante per ogni singola madre.

La giusta informazione dovrebbe comprendere ciò che è meglio (= giusto) per ogni singola donna.

Mi chiedo sempre quanto queste posizioni rigide possano influire sulla depressione post-partum, o anche sulle tensioni inevitabilmente provate quando ci si ritrova per la prima volta nella vita ad accudire un bambino.

Io penso che ogni mamma, da quando mette al mondo il proprio figlio, stia solo cercando di fare la cosa giusta.
E’ vero, ci sono anche le dovute eccezioni a questa cosa, esistono donne con trascorsi problematici o critici che hanno bisogno di essere informate o orientate rispetto a come fare la scelta migliore possibile nella relazione col proprio bambino.

Eppure, mi piace pensare che anche dietro un errore (o quello che da molti è ritenuto tale) esiste un senso che appartiene proprio a quella persona.

La nutrizione al seno è ovviamente normale, naturale e necessaria. Ma fare di tutto ciò una questione morale è davvero un atto di offesa verso la donna.

La scelta di come allattare un figlio è davvero frutto di molte variabili individuali che si inscrivono nella storia di ciascuna di noi (inclusa quella di coppia), e penso sarebbe molto più importante sostenere la libertà di scelta ponendo l’accento sull’importanza di quel legame che passa attraverso l’atto di dare nutrimento, anche ma non solo attraverso il seno.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta