Sono simpatici e non convenzionali. C’è chi ha un solo occhio, chi, come la protagonista, tre dentoni che sporgono, sono strani, stravaganti e molto allegri. Sono i protagonisti del film Pupazzi alla riscossa, un cartone animato musical che abbiamo visto in anteprima e che ci ha fatto pensare molto. In un mondo come il nostro, in cui le apparenze sono importantissime, in cui tutto ciò che sembra avere peso è non avere difetti, la storia dei Pupazzi alla riscossa è un insegnamento sia per i nostri bimbi che per noi.

Perchè? Provo a spiegarvelo.

Pupazzi alla riscossa, quasi una metafora dei nostri giorni

locandina film pupazzi alla riscossa

“Non senti mai che ti manca qualcosa? Anche se sei superfelice?”

Moxy, pupazzo rosa con tre denti e uno strano fiore in testa, non riesce ad accontentarsi della vita felice che trascorre nella suo piccolo mondo protetto, una città fatta di pupazzi allegri e stravaganti come lei. Il desiderio di scoprire il mondo, di vivere nuove esperienze, di sentirsi amata e di amare è più forte della vita comoda e protetta del suo mondo colorato.

Così Moxy, vera e propria leader, convince il suo gruppo di amici a intraprendere un’avventura. Un’avventura che li porti a scoprire cosa c’è oltre il loro mondo protetto e ovattato, che provi a placare quel senso di mancanza. La vita di ognuno di noi è fatta così, il desiderio di qualcosa di più spesso ci spinge a fare passi che razionalmente forse non faremmo.

Il viaggio degli amici parte e si scontra con un mondo diverso rispetto a quello protetto e spensierato in cui vivevano. Il mondo nuovo che il gruppo di amici sperava di scoprire si chiama Perfezione e non rispecchia per niente ciò i nostri protagonisti avevano sognato. In poco tempo, infatti, il gruppo di amici si accorge di essere capitato in un mondo regolato solo dalla legge dell’apparenza: bisogna essere perfetti per poter avere successo. Chi non lo è, viene scartato senza pietà.

Il nostro mondo, purtroppo, spesso ha le caratteristiche di Perfezione. I nostri figli, e non solo loro, sono costantemente bombardati dall’idea che per contare davvero si debba rispondere a un certo canone di bellezza, si debba vestire in un certo modo, avere un gran numero di follower sui social network, si debba ascoltare una certa musica, e avere una determinata vita sociale.

La massima aspirazione di alcuni pre adolescenti? Essere “di successo”

Ho figli che hanno passato la preadolescenza e l’adolescenza senza troppi traumi, senza badare troppo a mostrarsi su WhatsApp, Facebook (che non hanno mai avuto) e Instagram. Sono riusciti a convivere tutto sommato in maniera serena con i loro difetti, e sono pieni di amici.

Ho anche nipoti in età da scuola media che hanno una preoccupazione costante: essere di successo. Che un ragazzino, una ragazzina abbiano come massima aspirazione quella di essere di successo tra i propri compagni di scuola, tra i compagni di calcio o le compagne di pallavolo mi colpisce molto.

Guardando Pupazzi alla riscossa ho pensato proprio a loro.

Cosa significa essere di successo?

Per Lou, il “cattivo” del film significa essere perfetti, ovvero belli, senza difetti e ben vestiti. Per i nostri figli significa rispondere a dei canoni ben precisi: vestirsi in un certo modo, essere magre, essere corteggiate, avere tanti follower sui social network, ad esempio.

Ecco perchè penso che Pupazzi alla riscossa sia un film da guardare tutti insieme, perchè non è soltanto un simpatico cartoon con musiche orecchiabili (non dimentichiamo che i doppiatori italiani sono Federica Carta, Diletta Leotta, Shade, Elio e Achille Lauro).

Pupazzi alla riscossa offre la possibilità di ragionare insieme, genitori e figli, sul fatto che ognuno di noi è speciale per come è, che nella vita nessun difetto, nessun limite potrà mai frenare quel desiderio di scoprire il mondo, di essere amati essere felici.

Quel desiderio di rendere grande la propria vita che ognuno di noi dovrebbe riuscire a portare avanti senza che si sia qualcuno che gli dica se ne è capace o no.

film pupazzi alla riscossa