Alcuni bambini impongono con forza il “ritmo inverso”: dormono di giorno e stanno svegli di notte. Non bisogna cedere. Fate il possibile perché dorma meno di giorno, mentre alla sera si abbassino le luci e si rallenti l’attività come è normale che sia. Per qualche giorno o settimana dormirà globalmente meno, ma poi, arrivando stanco a sera, cederà alla notte. Non fatelo giocare a ore impensabili pur di tenerlo buono.

Le ricadute del bambino che non dorme sono spesso concentrate sulla mamma. In questo caso il rischio è che si inneschi una spirale di prostrazione psicofisica, che in alcuni casi si traduce in depressione e stanchezza, con ripercussioni sull’intera vita. Di conseguenza mamma insonne, nervosa, bambino sempre più agitato. La mamma è la prima che deve aiutarsi, comprendendo che è sbagliato cercare di resistere a oltranza. Non deve avere paura di chiedere, al partner e ai familiari, un aiuto nell’affrontare il problema.

Ci sono bambini invece che, per natura, hanno bisogno di meno sonno degli altri (a volte anche 3-4 ore complessive in meno al giorno). Questa insonnia è dovuta a una immaturità, fin dalla nascita, dei centri nervosi che regolano il ritmo sonno-veglia: un problema che si risolverà solo verso i tre anni. In questa situazione, è necessario farsi aiutare in modo preciso e regolare. Piuttosto rinunciate all’aiuto di giorno, ad altre cose, ma se il bambino proprio non dorme, non pensate di poter “reggere”: ne va della vostra salute. Oppure fate i turni: meglio una notte di sonno ogni due giorni, piuttosto che star svegli a intermittenza tutte le notti. Sapere che la settimana è “organizzata” toglie molta ansia ed è la premessa perché anche il bambino sia più tranquillo.

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