Perché conoscevo già il progetto educativo Ricercamondo? Facile: perché ognuno ha le ossessioni che si merita e la mia è quella di osservare l’impegno delle aziende virtuose, quelle aziende, cioè, consapevoli di avere una responsabilità sociale e in grado di esprimere valori che vadano al di là della sola realizzazione di profitti. Per questo, quando sono stata chiamata a partecipare all’iniziativa voluta da Henkel per avvicinare i bambini al mondo della ricerca scientifica, sapevo già di cosa di cosa si stava parlando.
Da anni la multinazionale Henkel è in prima linea nella realizzazione di progetti dalla forte vocazione etica e sociale: se in passato i suoi manager sono entrati nelle classi come ambasciatori di sostenibilità e buone pratiche ambientali, quello che il progetto Ricercamondo realizza oggi è un rovesciamento di ruoli che rende gli studenti della scuola primaria non più semplici fruitori, ma protagonisti del processo di apprendimento.
Con il progetto Ricercamondo, infatti, non è importante quello che viene insegnato ai bambini, che sia realizzare una colla o sbiancare un tessuto, ma il come.
“Ogni buon ruolo inizia con il giusto costume” dichiara la mia attrice preferita, e infatti ai partecipanti al progetto vengono dati provette, camici bianchi e occhiali protettivi da ricercatore perché è questo che diventano: piccoli ricercatori le cui osservazioni, idee, ipotesi, vengono discusse e messe alla prova.
I ragazzi della scuola primaria La Fonte di Perugia sono chiamati a realizzare due progetti: creare della colla e realizzare fogli di carta riciclata.
Come fare? Un bambino ci informa che sua madre usa la fecola di patate come addensante. Perché lo fa? Che sostanza contengono le patate? L’amido. E cos’è l’amido?
Il brainstorming è veloce, dinamico, persino polemico. I ragazzi dimostrano di saper argomentare, le divulgatrici Henkel moderano la discussione, la stimolano, ma non offrono mai le risposte. Devono essere i ragazzi stessi a trovarle motivando le loro osservazioni e sperimentando le varie ipotesi. Mentre li guardo lavorare penso che Socrate approverebbe questa moderna declinazione del metodo maieutico fondato sulla partecipazione attiva degli studenti alla definizione del problema che sono chiamati a risolvere.
Incoraggiati dalle divulgatrici, i ragazzi seguono gli step del metodo scientifico di Galileo Galilei e declinato in modo preciso da Katrin Sommer, professoressa di Chimica presso l’Università tedesca di Bochum: definizione del quesito, formulazione di un’ipotesi, progettazione, sperimentazione, osservazione, valutazione. Ma fanno anche qualcosa di più: si divertono! Perché, come diceva Gianni Rodari, “vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?” E anche io, che mi sono sempre chiesta che fine facessero tutti quei “perché” lasciati senza risposta e come fosse possibile che all’inesauribile curiosità della prima infanzia raramente seguisse l’amore per le materie scientifiche, trovo infine la mia risposta: è il metodo di apprendimento a far la differenza.
Forse un giorno i piccoli partecipanti al progetto Ricercamondo diventeranno scienziati, ma per ora torneranno in classe con un metodo di lavoro che potranno applicare ad altri ambiti della scuola e che consentirà loro di recuperare il gusto della scoperta e della sperimentazione, andato forse un po’ perduto davanti a un libro aperto controvoglia.
Post in collaborazione con Henkel