Sono stati pubblicati in questi giorni i risultati e le linee guida del seminario degli scout cattolici dell’Agesci che si è tenuto a novembre: un seminario di apertura all’omessualità, in teoria. Perché la posizione che è emersa è quella di consentire la presenza di capi scout gay all’interno dei gruppi. Ma ad una condizione: che non facciano coming out.

Sì, perché nonostante la buona volontà di quei cattolici che considerano l’omosessualità un modo del tutto legittimo di vivere la propria sessualità, contro i gay rimane la posizione ufficiale del Vaticano, secondo cui:

le Scritture condannano le relazioni omosessuali come “gravi depravazioni” e comunque sono atti “intrinsecamente disordinati”

come ha ricordato uno dei relatori del seminario, il domenicano padre Francesco Compagnoni, citato nell’articolo che trovate a questo link.

I capi scout gay, quindi, se da un lato non possono e non devono essere discriminati, dall’altro devono guardarsi bene dal raccontare a bambini e ragazzi qual è il loro orientamento omosessuale.

Una posizione ambigua, insomma, che se da un lato non preclude ai gay la possibilità di diventare capi, dall’altro certo non li aiuta a vivere con serenità e tranquillità la propria sessualità, nella convinzione, ancora una volta, che ci sia qualcosa che non va bene, da tenere nascosto. Per questo l’articolo che potete leggere qui è molto più critico del precedente.

Voi cosa ne pensate? Ben venga questa prudente apertura ai capi gay, anche se ipocrita?

Livia

Fonti:

ilfattoquotidiano.it

repubblica.it

paconline.it