La riforma del ministro Gelmini fa discutere e lo si nota dai quotidiani; a ogni piè sospinto ci sono articoli che manifestano il disappunto delle famiglie sui contenuti di questa riforma, certamente non molto chiara perché sempre soggetta a cambiamenti. La lettura di uno fra questi articoli espone i risultati derivati dalla reintroduzione del voto in condotta;

il dato che emerge in modo palese è che nelle pagelle del primo quadrimestre di questo anno scolastico le insufficienze in condotta “fioccano”.

Non voglio certo entrare nel merito di una discussione sulla validità pedagogica, educativa del voto relativo al comportamento che i nostri ragazzi assumono a scuola; mi preme invece molto riflettere sul peso educativo che noi genitori attribuiamo alla scuola stessa.

Da genitore, mi sono confrontata con mamme che hanno preso la decisione di iscrivere i propri figli a scuole elementari private non tanto per un eventuale profilo didattico più alto ma in quanto ritenute di maggior “severità” nell’esercitare l’educazione, dato che le mamme in questione non riuscivano a garantire la giusta autorevolezza.

Da insegnante, mi sono confrontata invece con genitori (per fortuna, non la totalità!) che deresponsabilizzano i propri figli, giustificano o creano loro degli alibi anche di fronte ad atteggiamenti che scuse non possono trovare, togliendo così autorevolezza agli insegnanti.

Sono una mamma, e come tale, piena di dubbi e disposta ogni volta a mettersi in discussione, ma se ho una certezza è proprio quello che quando i genitori delegano il compito educativo alla scuola, non risolvono nulla. Il modello educativo deve trovare il suo esempio nel contesto familiare! I figli riflettono quello che a casa vivono; la scuola è l’altro polo di questo modello, ma non può certo risultare l’unico.

Immagine:
istruzione.tanterisorse.com