Menù scolastico in Quaresima

Siamo in Quaresima ed è subito polemica sul fronte dei menù scolastici. Leggo infatti sul quotidiano La Repubblica che Laura Marsilio, assessore alle Politiche educative del comune di Roma, ha ordinato di eliminare i piatti a base di carne per i venerdì precedenti la Pasqua, in tutte le scuole elementari e medie della capitale (la Quaresima richiama i fedeli cattolici all’astinenza).

Questa decisione ha subito suscitato le reazioni dei dirigenti scolastici; B. Perziani, dirigente dell’istituto Visconti, sottolinea il fatto che non era mai accaduto che un menù scolastico cambiasse in base a considerazioni di natura religiosa.

La decisione dell’assessore sembra relazionata alla visita che il sindaco Alemanno è in procinto di ricevere da parte di Benedetto XVI. Decisione che, però, non solo non considera l’esenzione stabilita dalla Cei (i bambini fra i 5 e i 13 anni non sono obbligati a seguire tale precetto) ma sottovaluta inoltre il fatto che le nostre classi sono composte anche da bambini di altre appartenenze religiose; imporre quindi a tutti una scelta motivata da ragioni religiose, anziché spianare, favorisce l’acuire le difficoltà di integrazione.

A questa notizia segue, sempre sullo stesso quotidiano il giorno successivo, la presa di posizione di genitori che rivendicano su queste norme libertà di scelta per i propri figli. Dato che per ragioni legate ad un’intolleranza di tipo alimentare di mio figlio stampo tutti i mesi i suoi menù, per curiosità sono andata a riguardarli e trovo la conferma che praticamente mai, in tutto l’anno, nella giornata di venerdì era previsto un menù a base di carne.

Sarà una causalità o una scelta già indirizzata? Non posso rispondere. Quello che posso osservare è che non mancano mai occasioni per strumentalizzare qualsiasi cosa col risultato che noi genitori, consapevolmente o meno, ritroviamo sempre più limitato il raggio d’azione delle nostre scelte.