Il bambino piange in maniera inconsolabile e tutto d’un tratto si irrigidisce e perde conoscenza. Per un genitore è il panico. Si tratta di  spasmi affettivi e i genitori che ne hanno fatto esperienza se li ricordano come un momento di vero terrore.

Cosa sono gli spasmi affettivi, a cosa sono dovuti, ma soprattutto come comportarsi quando accadono? Oggi vi diamo qualche informazione e qualche consiglio da mamme, ricordandovi sempre che il punto di riferimento per ogni dubbio riguardo al benessere del vostro bimbo rimane sempre lo specialista, ovvero il pediatra.

Cosa sono gli spasmi affettivi

Gli spasmi affettivi si verificano in situazioni di pianto inconsolabile e / o di dolore acuto e sono un irrigidimento del bambino che, sottoposto a dolore e frustrazione, per qualche istante smette di respirare e sviene. Lo svenimento è dovuto proprio all’irrigidimento del bambino: i muscoli del collo esercitano una pressione sulla giugulare, per un attimo il sangue non arriva al cervello e il bimbo perde i sensi.

È solo un attimo, ma a noi genitori sembrerà un’eternità. Il piccolo riprenderà a respirare e tutto tornerà nella norma. Questi episodi, per quanto spaventosi siano, non sono affatto pericolosi. Il bimbo non ne risentirà minimamente e per mamma e papà rimarrà solamente lo spavento.

Presenti nei bambini tra i 6 mesi e i due anni circa, un bimbo su quattro ne soffre, gli spasmi affettivi possono essere accompagnati da cianosi o no. In alcuni spasmi affettivi il bimbo piange talmente forte che va progressivamente in apnea, diventando cianotico. In questo caso il bimbo può anche non perdere conoscenza, ma la paura nei genitori è comunque assicurata.

In un post su Genitori crescono di qualche anno fa, una mamma racconta la propria esperienza con gli spasmi affettivi. Dopo la paura iniziale, la mamma ha chiesto chiarimento alla pediatra, che le ha spiegato che la perdita dei sensi che tanto spaventa i genitori non è altro che l’uscita di sicurezza da una situazione critica. Il bambino, piangendo tanto, non riesce più a respirare bene e lo svenimento non è altro che uno stop forzato che riesce a riportare la calma nel respiro.

A cosa sono dovuti gli spasmi respiratori affettivi?

Il nome stesso di questo disturbo ne indica l’origine. Sono affettivi, la causa va cercata nella sfera emozionale. Una crisi emotiva può scatenare tutto ciò, dalla paura dell’abbandono al capriccio, a una banale frustrazione. E siccome i bambini sono intelligentissimi, c’è chi, cogliendo l’ansia dei genitori dopo un primo, magari casuale, episodio, ripete lo stesso comportamento ogni volta voglia trarne vantaggio. Tenendo in scacco i poveri ansiosi genitori.

Cosa fare, quindi, se capitano episodi di spasmi affettivi? 

La prima volta che ci si trova davanti al proprio bimbo che improvvisamente smette di respirare e sviene non si riesce a fare nulla, tanto meno mantenere la calma. Il timore che lo svenimento, la mancanza di ossigeno possano essere stati un danno per il piccolo coglie ogni genitore, anche il più tranquillo.

E invece la prima cosa da fare è proprio quella di non preoccuparsi: quei pochi attimi senza ossigeno non sono un problema

Mantenere la calma. Agitarsi potrebbe essere controproducente e potrebbe indurre il piccolo a ripetere gli spasmi in altri momenti per attirare l’attenzione e ottenere ciò che vuole. Evitare gli eccessi e avere un atteggiamento tranquillo e controllato è sicuramente l’aiuto migliore per affrontare e superare queste crisi.

A volte soffiare forte in bocca al piccolo mentre piange e trattiene il fiato con la bocca spalancata può servire a distrarlo e a riattivare la respirazione, ma non sempre è sufficiente.

Una volta passata la crisi, però, qualcosa si deve fare: 

  • raccontare l’accaduto al pediatra e seguire i suoi consigli sia su esami o visite specialistiche da fare, sia su come comportarsi durante una di queste crisi
  • informare le educatrici del nido, la baby sitter e i nonni di ciò che è successo e di come comportarsi, soprattutto se avete sperimentato qualche metodo che permetta al piccolo di non arrivare alle crisi di pianto che provocano gli spasmi