Nato da un’idea di Elisa Massoni e distribuito gratis in librerie, musei, teatri e negozi, “Spazio” è un bimestrale, unico nel suo genere, destinato ai bambini. I primi due numeri hanno avuto un successo inaspettato: 5mila le copie stampate ed esaurite per il primo numero, 10mila le copie andate a ruba per il secondo numero. Il prossimo numero, in uscita a settembre, verrà stampato in 12mila copie.

Sul sito spaziomag.it viene illustrato il progetto del giornale; è inoltre possibile scaricare i due numeri vecchi e visionare le sedi dove sarà disponibile il nuovo numero (a Milano, Torino, Venezia, Bologna).

Le uscite sono tematiche: la prima, di maggio e giugno, narrava di personaggi famosi “che cambiano il mondo“; la seconda, di luglio e agosto, spiega “Il mio corpo“. La prossima parlerà di musica. L’idea è molto interessante: bambini e adulti possono comunicare con un linguaggio comune. Il giornale vuole infatti parlare ai bambini e far pensare gli adulti, ma anche far pensare ai bambini mentre parla con gli adulti.

Possono essere spiegati in  maniera semplice concetti molto complessi: i bambini sono perfettamente in grado di comprenderli, e questo torna a vantaggio anche degli adulti. Per esperienza personale, io sono stata in grado di capire e apprezzare un certo tipo di arte e di musica, solo quando ho ascoltato spiegazioni destinate ai miei figli. Mi sono commossa, leggendo storie per bambini piccoli, che trattavano temi impegnativi. Ho migliorato la mia pronuncia in inglese, ascoltando e cantando canzoni inglesi per bambini. Credo anche di essere diventata più intonata, frequentando con mio figlio un ciclo di incontri di musica in fasce, e potrei continuare con altri esempi. Ecco perché trovo molto interessante il progetto. Ho già scaricato e sfogliato i due numeri disponibili on line, nell’attesa di mostrarli ai miei bambini, e aspetto con curiosità la prossima uscita.

Un’ultima informazione: il giornale è per il momento senza pubblicità, ma la redazione è in cerca di sponsor: speriamo che non lo guastino!

Livia

Fonti: www.corriere.it

La Repubblica