Vi abbiamo raccontato tempo fa di Ana e Mia, i soprannomi con cui le adolescenti definiscono anoressia e bulimia sulla rete, parlandone spesso come se si trattasse di due care amiche. Esistono infatti siti che inneggiano all’anoressia e che fanno un culto della magrezza assoluta. In alcuni paesi questi siti sono stati messi al bando: in Spagna sono stati chiusi, mentre in Francia chi inneggia all’anoressia è perseguibile per legge e rischia fino a due anni di carcere e fino a 30 mila euro di multa. In Italia questi siti sono già 300 mila e sono legali, perché l’anoressia è considerata una malattia e non un reato, a differenza della pedofilia, anche se induce all’autolesionismo e istiga – in maniera spesso esplicita – al suicidio.

Albina Perri ne ha scritto un libro-inchiesta dal titolo “Magre da morire“, edito da Aliberti, denunciando la diffusione dell’anoressia anche tra gli uomini (detti manorexic).

La soluzione proposta dal nostro governo è quella di produrre contenuti positivi sullo stesso tema: a questo scopo è stato creato il portale nuke.timshell.it, messo a punto dalla neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Qui uno psicologo e un esperto nutrizionista rispondono alle richieste di aiuto e di consigli. Si possono prenotare visite on line e ci si può confrontare con chi dal tunnel è già uscito. Timshel ebraico significa “tu puoi“. Puoi uscire dal tunnel, così come altri sono usciti prima di te. Di fronte a esperienze difficili, solo l’esempio di chi ce l’ha fatta spesso serve da sprone per farcela a propria volta.

Ciò che accomuna spesso i blog che inneggiano all’anoressia è un diario alimentare, con il conteggio delle calorie ingerite nell’arco della giornata, unitamente ai consigli per non sentire i morsi della fame o per ingannare i genitori e indurli a credere che si mangi regolarmente, e alle foto di modelle e attrici come fonte di ispirazione (thinspiration) e monito per non ingrassare.

Grazie al web le anoressiche escono allo scoperto, rompono il loro isolamento sociale. Purtroppo, però, questo non è un bene, perché così queste ragazze si sentono ancora più forti, trovano nelle altre il sostegno che a volte potrebbero non riuscire a trovare dentro di sé.

Ecco che quindi è importante combattere il fenomeno con la stessa arma, la rete: oltre a timshel, anche il blog www.bricioledipane.it di Chiaretta e il sito www.bulimianoressia.it di Fabiola De Clercq – fondatrice dell’Aba (numero verde 800.165.616) e autrice di diversi libri sul tema – danno un valido contributo per arginare questo problema.

Segnalate questi siti, se potete, a chiunque sentite che ne abbia bisogno.

Voi cosa fareste per arginare il problema? Trovate utile l’iniziativa del nostro governo?

Immagini: mediapolitika.com

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