Dopo l’ultimo infanticidio di Passo Corese (Rieti) lo scorso 3 giugno, quando una donna che soffriva di depressione post-partum ha gettato dal balcone la figlia di sei mesi, la Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) ha proposto che tutte le donne a rischio vengano sottoposte a TSO, il Trattamento Sanitario Obbligatorio, utilizzato per malati mentali in fase acuta, con ricovero forzato in ospedale e somministrazione di farmaci. Secondo la Sigo si tratterebbe di un’indispensabile “linea dura per arginare il dramma delle mamme assassine”.

Si chiede tuttavia Tiziana Valpiana, già parlamentare PRC, ora Presidente Onoraria dell’Associazione nazionale il Melograno, se non sia molto più sano ed efficace prevenire il problema della depressione post-partum semplicemente dando alle nuove mamme quel supporto – che è anche aiuto nella gestione domestica, oltre che vicinanza emotiva – che le reti familiari e le relazioni di vicinato e di amicizia garantivano ad ogni neomamma in passato.

Ogni nuova mamma deve essere accudita per poter accudire, non può essere lasciata sola con il suo bambino appena nato, che richiede attenzioni 24 ore su 24. Secondo un proverbio africano citato spesso da Gandhi ” per allevare un bambino ci vuole un villaggio“. Ma dov’è finito il villaggio oggi, nelle grandi città, e non solo?

Esistono associazioni private come il Melograno che forniscono questo sostegno. Esistono ostetriche o doule, che, a pagamento, aiutano le nuove mamme in maniera straordinaria, facilitando l’attaccamento con il neonato e prevenendo quindi il rischio di depressione post-partum. Ma manca ancora, purtroppo, un intervento realmente efficace da parte del servizio sanitario nazionale.

Ricoverare forzatamente la neo-mamma, magari separandola dal neonato e somministrandole dei farmaci che le potrebbero ostacolare l’allattamento, eviterebbe forse l’infanticidio o il suicidio della donna, almeno nell’immediato, ma non risolverebbe il problema, anzi, con il tempo sicuramente lo esaspererebbe.

La neo-mamma ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei, del bambino e della casa subito prima e subito dopo il parto, nel periodo più delicato. Chi è fortunata ha un compagno sensibile, che ha la possibilità di assentarsi dal lavoro, una mamma, un papà, dei suoceri vicini, in buona salute, liberi e desiderosi di sostenerla, vicini di casa e amici altrettanto disponibili, la possibilità economica di farsi aiutare nei lavori domestici e nella relazione con il bambino. Le altre, purtroppo la maggioranza, se la devono cavare da sole, e non tutte ce la fanno.

Sembra molto più interessante, in quest’ottica del sostegno come prevenzione della depressione post-partum, la proposta di congedo parentale obbligatorio per i neo-papà. Anche se breve, potrebbe servire alla neo-mamma per dedicarsi esclusivamente al bambino, conoscerlo, stabilire il bonding, imparare ad allattarlo,  sapendo di avere vicino qualcuno che sostiene e contiene lei e lui ed evitando così di cadere nel buco nero che spesso le si spalanca di fronte al termine della gravidanza.

Voi cosa ne pensate?

Immagine: www.pediatric.it