Qualcuno sostine e che esista un orologio biologico che ad un certo punto della vita di un adulto suoni l’ora decisiva a fare sentire il desiderio di un figlio.
Per qualcuno è così. Per altri questa ora-x non arriva mai.

Farei innanzitutto una distinzione: desiderare un figlio autenticamente ed in modo “personale” è diverso dall’avere voglia di adeguarsi ad aspettative familiari o socio-culturali che spesso spingono verso l’ovvietà di una scelta.

“Tutti fanno figli”, tutti si sentono autorizzati a chiedere “quando” una coppia prenderà la decisione, come se fosse l’unica possibile e la più ovvia.

Nei luoghi comuni c’è sempre un fondamento di verità, questo è innegabile. Le modalità con cui gli altri ce lo ricordano appartengono invece al buon costume e alla sensibilità personale.

La radice di ovvietà dell’indiscreta domanda “e voi quando??“, rivolta alla coppietta di neo-sposi, risiede nel fatto che un tempo, fino a pochi anni fa, mettere al mondo dei figli era un evento naturale che non rientrava nel campo della scelta.

La fertilità “consapevole e responsabile” è un tema più recente di quel che pensiamo: scegliere, pianificare, secondo la propria sensibilità e il proprio bisogno, è ancora oggi un comportamento che non sempre è possibile mettere in atto (per ragioni culturali, sociali, etc.)

Oggi le donne, ma anche gli uomini, possono scegliere, e la genitorialità non è più un percorso obbligato e scontato.
Scegliere è sempre una bella parola, che evoca libertà e possibilità. Ma non sempre la strada della libertà è semplice da percorrere, e priva di crisi da attraversare.

Spesso dietro alla negazione di un desiderio c’è un mondo ben più ampio, che racconta della storia di ciascuno di noi. Ed oggi è sempre più raro incontrare persone che in modo del tutto autentico e consapevole perseguono una scelta che abbia davvero un senso esistenziale.

Innanzitutto perché, come ribadito, la scelta genitoriale coinvolge sempre almeno due persone. E ciascuno dei due, anche all’interno della stessa scelta, quando si decide entrambi di volere o non volere un figlio, partecipa con i propri vissuti, le proprie emozioni, le proprie aspettative.

Questi sentimenti, sono sempre, integralmente condivisi? Quante occasioni hanno le coppie di comunicare davvero, fino in fondo, riguardo a come stanno, cosa sentono, cosa provano, davanti ad una decisione?
La scelta è sempre ugualmente condivisa, o c’è uno dei due che fa da trainer che più del compagno influenza la direzione da prendere?

Questi temi, che si parli di genitorialità, di scelta, o di altro, sono (guardacaso) le tematiche che riguardano tutte le sedute di terapia di coppia o familiare.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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