Progetto Favela Painting

Il nostro progetto di collaborazione con ActionAid sta quasi per terminare. Chiuderemo dedicando gli ultimi post a un vero e proprio reportage: quello del viaggio che farà Alessandra Neri, fundraiser per ActionAid Italia, in Brasile, che si svolgerà dal 24 settembre al 3 ottobre nel Pernambuco, la regione dove si trova Recife, la capitale.

Seguiremo Alessandra nelle varie tappe del suo viaggio, sfruttandola come preziosa testimone di quella realtà disagiata che abbiamo cercato di descrivervi negli altri post e soprattutto come esempio del tipo di attività che una onlus come ActionAid svolge sul campo.

Per farvi capire a cosa serve adottare un bambino a distanza, e chissà, dandovi magari un’idea sulla scelta di un lavoro che possa conciliare le proprie inclinazioni con il desiderio di aiutare gli altri.

Allora partiamo con lei: ecco cosa ci dice, a pochi giorni dalla partenza, che sarà il 24 settembre prossimo da Milano.

Alessandra, ci siamo: chissà quante volte avrai parlato di Brasile, discusso i dati, combattuto per ottenere finanziamenti, ma ora toccherai con mano quel mondo così diverso dal nostro, cosa provi?

«Mi aspetto di trovare un paese vitale e solare, come un po’ nell’immaginario che tutti noi abbiamo del Brasile, ma in cui in cui la povertà convive con lo “sviluppo economico”, soprattutto a Rio de Janeiro. È il mio primo viaggio “sul campo” in 6 anni che lavoro in ActionAid (in passato c’è stata un paio di volte  la possibilità di partire, ma purtroppo ho dovuto rinunciare) e chiaramente lo vivo con una grande emozione.

Brasile favelas
Il mio lavoro (che in gergo si chiama fundraiser) è quello di cercare nuovi sostenitori per l’adozione a distanza utilizzando diversi canali pubblicitari, in particolare quello online. Da sempre ho il desiderio di vedere come il mio lavoro abbia un valore aggiunto enorme, perché grazie alla raccolta fondi e ai nuovi sostenitori riusciamo ad aprire e portare avanti nuovi progetti, aiutando sempre più bambini e famiglie».

Come vi preparate per un viaggio di questo tipo? Vi proponete su base volontaria? La ritenete un’opportunità, un premio?

«Si tratta di un vero e proprio viaggio di lavoro, in cui sarà importante avere un confronto coi colleghi di Rio e diventare un po’ il tramite tra le comunicazioni, gli scambi, i progetti che potrebbero nascere tra Italia e Brasile. Chiaramente si tratta però anche di un’opportunità per vedere coi miei occhi i progetti finanziati, reperire materiale, storie, foto e sicuramente di un’occasione per rinnovare la motivazione che mi spinge a lavorare per un’organizzazione non profit come ActionAid».

Dato che non ti recherai in una zona turistica, prevedi un viaggio lungo e faticoso?

«Partirò da Milano lunedì 24 settembre, praticamente all’alba. Dopo uno scalo all’aeroporto di Parigi volerò verso Rio De Janeiro. Da lì dopo circa 12 ore di volo e altre 5 in aeroporto prenderò il volo interno per Recife, in Pernambuco. Dalla mattina seguente, insieme ai colleghi di AA Brasile andrò per 3 giorni in visita ad alcuni progetti nelle aree rurali (ma la scaletta è ancora da definire), macinando diverse ore di auto su strade probabilmente sterrate.
Dal 28 settembre al 3 ottobre sarò invece a Rio per una serie di riunioni coi colleghi e per andare a vedere dei progetti urbani, in particolare a Marè, una delle favelas di Rio de Janeiro».

Tramite Fattore Mamma, il Brasile è un paese su cui state puntando i riflettori. Come mai avete deciso di rivolgergli un’attenzione particolare?

«Il Brasile è uno degli oltre 40 Paesi con cui lavoriamo. Qui la povertà ha un volto diverso da altre realtà e convive con la ricchezza e quello che viene comunemente definito “progresso”.

I contrasti sono quindi enormi. In più si tratta di un Paese che vedrà prossimamente grandi eventi a livello mondiale (Campionati di calcio e Olimpiadi – nel 2014 e nel 2016 ndr)che avranno sicuramente una forte ripercussione sulla popolazione».

Anche tu sei mamma a distanza di una bimba brasiliana, che forse non riuscirai a vedere, perché troppo distante dalla rotta che seguirai. Quali sono le principali difficoltà dei bambini brasiliani rispetto a quelli di altri paesi?

Ragazzi di favelas«I principali problemi che si riscontrano tra bambini e giovani sono legati alla violenza e alla mancanza di strutture sanitarie adeguate. In modo particolare i progetti sui minori hanno l’obiettivo di dare ai giovani dei punti di riferimento per tenerli lontani dalla strada e dalle situazioni connesse con droga, violenza e prostituzione.

Gran parte dei progetti si incentra sulla  prevenzione, la sensibilizzazione e sul divertimento “consapevole”, attraverso ad esempio laboratori teatrali, musicali e legati alla tradizione. Così anche gli adolescenti diventano un esempio per i più piccoli e contribuiscono a creare un ambiente più sano».

Uno degli obiettivi del tuo viaggio riguarda le donne: come abbiamo imparato dalla storia di Neta, coinvolgere le donne è fondamentale per far partire il cambiamento di una comunità, quali sono i progetti che bollono in pentola?

«Il lavoro con le donne, in Brasile come negli altri Paesi, è fondamentale perché  sono il motore e la forza delle comunità in cui vivono. Accade perché le donne sono  madri, mogli, agricoltrici e piccole imprenditrici, e spesso vivono in prima persona la discriminazione e la mancanza di diritti. Da qui il nostro lavoro per metterle al centro del cambiamento per sé e per la collettività.

Visiterò due Partner locali che lavorano proprio insieme alle donne (Il Centro delle Donne da Cabo che si occupa principalmente di violenza e sensibilizzazione, agricoltura e produzione di piccolo artigianato, e quello delle Donne del Nordest che affrontano l’uguaglianza di genere e razza e piccole attività imprenditoriali)».

Alessandra, perché lavori per ActionAid?

«Ho 38 anni, sono nata nelle Marche e ho studiato scienze politiche (con indirizzo sociale) a Bologna. Ho lavorato sia nel profit che nel non profit. La scelta di lavorare in ActionAid nasce dalla volontà di conciliare queste due passioni: comunicazione/marketing da un lato e sociale dall’altro: occuparmi di pubblicità e marketing, sapendo che il mio lavoro è volto ad aiutare gli altri, era ciò che desideravo fare».

Buon viaggio!

Fonte immagini:

mediafriends.it, italentidelfootball.blogspot.com, lostateminor.com, ilcannocchiale.it

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