Se tuo figlio rifiuta un cibo, se rifiuta di mangiare a scuola, o dai nonni, sta cercando di mandarti un messaggio: qualcosa ha bisogno della tua attenzione

  • 1) Il cibo ha un valore emotivo, non considerarlo solo “nutrimento”

Il cibo ha un grandissimo valore emotivo: da quando veniamo al mondo, le nostre sensazioni si formano intorno al “come” qualcuno si prende cura di noi quando ci nutre e si memorizzano insieme all’esperienza di quel cibo. Il lavoro sull’alimentazione dei bambini si svolge sempre su due piani: da un lato la necessità di dare buone regole riguardo alla sana alimentazione, dall’altro sapere che il cibo innesca dinamiche emotive di cui è necessario diventare consapevoli.

  • 2) Non costringerlo

Ogni cibo è carico di emozioni positive o negative, è quindi impossibile pensare che un bimbo apra la bocca se non è sereno. Se così non è, preoccupati. Costringendolo probabilmente aumenterà il suo disagio, e invece di muoverti verso la soluzione del problema non farai che accentuarlo.

  • 3) Non farlo mangiare quando è distratto o giocando

Forse otterrai un successo a breve termine, ma nutrirsi è questione di consapevolezza. Se c’è un problema, distrarlo (che si tratti di un suo disagio emotivo, o mancato apprezzamento per alcuni cibi) non ti porterà a risolverlo. Insegna a tuo figlio a mangiare consapevolmente e farai di lui una persona sana ed equilibrata.

  • 4) Non tentare di imbrogliarlo

Come detto sopra, il modo più efficace di risolvere un problema col cibo è affrontarlo. Inutile nascondere il cibo frullandolo insieme ad altri ingredienti o camuffarlo o mentirgli riguardo a cosa è, perderai solo la sua fiducia. La consistenza, gli alimenti che si mescolano, il colore, sono tutte cose che i bambini non danno per scontate. Cerca di conoscere tuo figlio, cerca di comprendere quali messaggi vuole darti sulle sue preferenze o su come si sente: i bambini vanno a “periodi”, quindi il suo rifiuto per determinati cibi è probabile che non durerà tutta la vita.

  • 5) Non perdere la calma

Se i controlli dal pediatra indicano che la situazione è normale e non necessita di attenzione, inutile caricarla di ansia. I bambini sentono le nostre emozioni e reagiscono di conseguenza. Ci sono bambini che non mangiano tanto perché non ne sentono il bisogno, bambini che hanno bisogno di essere stimolati con cibi differenti, più interessanti, bambini che non mangiano quando non si sentono a loro agio. Quando il cibo è al centro dell’attenzione, inizia una lotta di potere su chi la deve avere vinta. Provando invece a sdrammatizzare il bambino sentirà che siamo vicini e abbastanza saldi da non “crollare” davanti ai suoi rifiuti.