Eccoli qua, i bambini brasiliani di cui spesso abbiamo parlato, felici come solo con un pallone in mano si può essere: la foto che vedete l’ha scattata pochi giorni fa Alessandra Neri, fundraiser per ActionAid, durante il suo viaggio nel Pernambuco, attraverso strade e storie fatte di donne, bambini e comunità che stanno costruendo un futuro di riscatto.

Si dice che il Brasile sia il paese del futuro: ma dove l’agognato sviluppo arriva, lì più forti si fanno i contrasti, come ci spiegava Alessandra Neri già prima di partire per il suo viaggio di lavoro in Pernambuco, la regione poverissima che si trova intorno a Recife, dietro le assolate spiagge turistiche.

«I primi giorni sono stata nello stato del Pernambuco, dove insieme ad una collega del posto abbiamo viaggiato molto intorno a Recife (la capitale), ad Afogado (che a dispetto del nome è un posto in cui la mancanza di acqua è uno dei problemi maggiori) e a Cabo (una zona paesaggisticamente molto bella, ma che sta per cambiare a causa della “industrializzazione selvaggia” che non risparmia la foresta e le famiglie che ci vivono e che non fa che rafforzare i problemi di sfruttamento e violenza già esistenti)».

Giorno 1: progetto donne

L’“azione” di ActionAid è proprio quella di promuovere e supportare un cambiamento già in atto. L’adozione a distanza è certamente uno dei più importanti, ma il sostegno all’emancipazione femminile è fondamentale.

«Appena poche ore di sonno e alle 6 di mattina si riparte: direzione Afogado. Durante il viaggio in auto ci addentriamo in scenari sempre più aridi e desolati: sembra quasi che ci sia stato un incendio lungo chilometri a rendere arsa, scura e polverosa la terra ai lati della strada, invece è “semplicemente” la siccità a rendere tutto così tremendamente secco…

Intorno alle 12 arriviamo finalmente alla Pousada Rio Grande e andiamo a conoscere l’organizzazione partner con cui ActionAid lavora: è la Casa da Mulher do Nordeste (casa delle Donne del Nordest), che negli anni ha ricevuto un riconoscimento sempre maggiore da parte della comunità.

Alla casa ci aspetta Fatima, la coordinatrice, che dopo un  breve giro del centro ci accompagna in visita al progetto Rebirth: si tratta di un gruppo di donne, per lo più anziane (nella foto a sinistra), che ci accolgono, parlano con noi e ci mostrano con orgoglio l’orto che riescono a coltivare grazie alla costruzione di cisterne per raccogliere la pioggia (progetto finanziato da ActionAid). Dasneves, la leader del gruppo, ci racconta di quanto questa esperienza sia importante per condividere problemi e soluzioni e ci mostra con cura ogni pianta.

Quest’anno l’acqua non vuole proprio farsi vedere, quindi ci confessa che è stata costretta a vendere i pochi animali che aveva perché aveva bisogno di soldi e perché altrimenti sarebbero morti di sete e di fame. Ci fa vedere il sistema artigianale che ha costruito per depurare l’acqua e ci offre un piccolo rinfresco.

È quasi ora di ripartire quando arrivano la figlia e il nipotino di Desneves e ci mettiamo a giocare con lui e una cuginetta, complici i palloncini portati dall’Italia (foto qui accanto)… Il bambino incuriosito dalla mia presenza mi fa un sacco di domande in portoghese e quando la nonna cerca di spiegargli che “la mia lingua è diversa”, lui mi guarda con attenzione e mi dice serio: “Fammi vedere la tua lingua!”. E’ ora di tornare indietro: sono solo le 6 del pomeriggio, ma è già buio, e mentre rientro alla Pousada penso a quanto possa essere difficile vivere solo di ciò che coltivi, soprattutto se il raccolto dipende dall’acqua che troppo spesso non c’è…

Mi faccio una doccia, forse la più breve di sempre, pensando a quanta acqua “sprechiamo” a volte nelle nostra case in Italia, senza nemmeno rendercene conto».

Giorno 2: progetto adozione a distanza

Avete ancora dei dubbi? Lo adotto, non lo adotto? Ma poi servirà a qualcosa? Leggete cosa dice Alessandra, sentite dalle sue parole la gioia dei piccoli di sentire che qualcuno, da qualche parte, pensa a loro.
«La sveglia è di nuovo alle 6 di mattina. Alle 7 si parte per la visita ai progetti di adozione a distanza. Insieme a Fatima vado verso un’area rurale, addentrandomi per strade che diventano via via sempre più sterrate, piene di sassi e senza indicazioni (e infatti ci perdiamo!).
Grazie all’aiuto di Zamara, una ragazzina che sale in auto con noi, arriviamo al centro polivalente: ex scuola, ora viene usata per le visite mediche, per gli incontri della comunità.

Ci attendono una dozzina di bambini di diverse età, molti di loroBimbi, foto gruppo sono timidi ma rispondono comunque alle nostre domande per conoscerli meglio. Poi la timidezza sparisce di colpo quando chiediamo: “chi vuole giocare a calcio?” e regaliamo loro un pallone  e degli hula hop. Fa molto caldo, ma la voglia di giocare è più forte ed è bellissimo vederli correre felici dietro il pallone tra il rosso della terra e il blu del cielo…  Li salutiamo e torniamo indietro, accompagnando Zamara dalla mamma e incrociando il mezzo che usano i bambini per andare a scuola: un camion scoperto e traballante, che all’occorrenza porta anche pacchi e animali.

Nel pomeriggio siamo di nuovo in viaggio per andare a visitare una zona periferica della città: Fatima ci mostra le fondamenta dove ActionAid sta per costruire un centro per i ritrovi della comunità e il dopo scuola dei bambini. Poco distante ci aspettano impazienti altri bambini e ragazzini, con cui iniziamo subito a giocare grazie alle bolle di sapone che arrivano dall’Italia.

Gabriel mostra la foto inviata dai suoi sostenitori italianiLa maggior parte di loro ha un sostenitore italiano, come Gabriel, che mostra felice la foto che il suo sostenitore gli ha spedito. Poi Wilma, mamma di 5 bambini e leader della comunità, ci accompagna a casa sua, dove ci mostra il piccolo orto che grazie ad ActionAid riesce a coltivare e col quale può sentirsi più indipendente e contribuire a sostenere la famiglia»


Lavoriamo insieme ad ActionAid!

Bimbo brasilianoPotete continuare a seguire il racconto di Alessandra tramite gli altri blog del nostro network, www.periodofertile.it e www.mammafelice.it. Vi anticipiamo qualcosa: i successivi giorni Alessandra li ha dedicati a un tema molto importante per il Brasile, il razzismo. Un pregiudizio ancora troppo presente, di cui fanno le spese soprattutto le donne di origine africana.

Qui sotto trovate il form da compilare per ricevere informazioni. Non è vincolante, serve solo a prendere contatto con ActionAid, ma non vi obbligherà in nessun modo a procedere con l’adozione, come potete leggere nel post che parla del kit informativo che vi arriva a casa. Diciamo che è un primo passo, ma nulla più. Non fate finta di niente.

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