Molti casi di aborto potrebbero essere evitati.

Questo il parere dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) che proprio in queste settimane lancia un progetto per la corretta informazione contraccettiva di chi affronta questo momento particolarmente delicato della vita.

Nel 2014 per la prima volta negli ultimi 30 anni il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza è sceso sotto le 100.000 unità,  assestandosi intorno a quota 97.500.

Un risultato molto importante, se si pensa che nel 1984 erano 230.000.

La ricerca

Secondo i dati del rapporto pubblicato dal Ministero della Salute sull’attuazione della legge sulla tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (Legge 194/78), contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare i tassi di abortività più elevati vengono riscontrati fra donne adulte in possesso di licenza media superiore (42,9%), con un posto di lavoro (43,6%) e senza figli (39%).

Inoltre altro dato allarmante è la percentuale di aborti ripetuti, stabile al 27%, uno su 4. Una percentuale rimasta pressoché invariata negli ultimi 10 anni.

Il progetto di prevenzione

Ecco perché l’AOGOI  intende promuovere un progetto in grado di prevenire proprio le interruzioni volontarie di gravidanza ripetute attivando un programma di sensibilizzazione degli operatori dei centri italiani che metta al centro l’importanza di garantire la dovuta attenzione alla contraccezione post-IVG, con un percorso che offra alle donne adeguato counselling contraccettivo subito dopo l’intervento.

Quando la richiesta di aborto è legata a un fallimento contraccettivo o a difficoltà ad attenersi allo schema di assunzione della contraccezione orale oppure all’utilizzo corretto del condom, potrebbe essere utile consigliare i sistemi contraccettivi a lunga durata e reversibili (Larc), come i dispositivi intrauterini e gli impianti sottocutanei, che potrebbero essere inseriti durante l’intervento, senza ulteriori disagi per la donna.

Con vantaggi per tutti. Donna e Servizio sanitario nazionale.

Un aborto costa al Servizio sanitario circa 2mila euro, mentre i contraccettivi Larc hanno un costo che si aggira sui 100 euro.

Riuscire a prevenire circa 20mila aborti in un anno, grazie all’impianto di un Larc, permetterebbe un risparmio di 38 milioni di euro. Ai quali va aggiunto l’inestimabile valore derivante dall’evitare alla donna un evento tanto traumatico come una interruzione volontaria di gravidanza.

In Italia, diversamente da quanto avviene in altri Paesi della Comunità Europea, come ad esempio la Francia, i contraccettivi – salvo poche eccezioni – non sono dispensati dal Sistema Sanitario Nazionale. Considerata l’alta percentuale di aborti ripetuti, ciò che sembra emergere nel nostro Paese è che il ricorso all’aborto possa rappresentare, in assenza di adeguata informazione, una via d’uscita contraccettiva.

La legge 194/78 prescrive che, quando una donna ricorre a una interruzione volontaria di gravidanza è obbligatorio fornirle tutte le informazioni per una regolazione delle nascite consapevole. Purtroppo, spesso, questo non sempre accade.