Quando si fa la diagnosi di un aborto spontaneo, secondo quanto sostengono quattro studi apparsi di recente sulla rivista Ultrasound in Obstetrics and Gynecology si dovrebbero fare valutazioni precise e attente evitando così conclusioni affrettate, poiché potrebbe trattarsi solo di un sospetto di interruzione di gravidanza e nella migliore dell’ipotesi di falso allarme!

Secondo  ricercatori dell’Imperial College e della Queen University di Londra, in collaborazione con l’università Belga gli standard indicati dalle linee guida internazionali per riconoscere una gravidanza “interrotta” sarebbero la conclusione di studi di scarsa qualità, poiché  limitati ad campione ristretto di donne, inoltre supportate da tecniche di indagine con un certo margine di imprecisione.

Il passaggio fondamentale per evitare un errore è non soffermarsi ad un unico esame, ma di ripetere l’ecografia almeno dopo sette giorni, che confermi o un’interruzione di gravidanza o attesti invece la probabilità di una gestazione che prosegue.

Tuttavia nel nostro Paese, a tranquillizzare le future mamme italiane sono le parole del dott.Dario Paladini, Presidente della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica (SIEOG), che sottolinea:

“Le linee guida della nostra società scientifica hanno sempre raccomandato una seconda ecografia a distanza di una settimana» La SIEOG ha sempre posto grande attenzione a definire i criteri diagnostici per affermare che una gravidanza si è spontaneamente interrotta: ripetere il controllo dopo sette giorni dall’esame che ha fatto sospettare l’aborto spontaneo garantisce quell’atteggiamento di attenzione e prudenza che riteniamo indispensabile e rimuove qualsiasi possibilità di errore”.

Fonte:
corriere.it