Appartenere al gruppo ed omologarsi sono due desideri degli adolescenti, ma è difficile sentirsi a proprio agio in un corpo che cambia continuamente. Come possiamo aiutarli?

La “piazza”, socialmente parlando, è una delle cause di frustrazione ed insoddisfazione. Nell’adolescenza il senso di identità passa attraverso i vestiti alla moda, ai prodotti di consumo, e al modo in cui si trascorre il tempo libero. Ma è difficile restare sulla cresta dell’onda, perché qualunque cosa puoi avere o fare, c’è sempre qualcuno che lo ha già fatto o avuto.

Proviamo a guardarla dal loro punto di vista.

Quello che è nuovo e sensazionale oggi, fa presto a diventare superato. Quindi, se una figlia urla di non avere nulla da indossare, ed un padre urla che ha un armadio pieno di vestiti della sua taglia, nessuno dei due si sta sbagliando (ve lo ricordate? Succedeva anche a voi). Il fatto è che quel che è “della giusta misura”, non è lo stesso di “ciò che è desiderabile” in quel momento.

Più i ragazzi sono stati “addestrati” a diventare buoni consumatori, più soffriranno della “sindrome del malcontento” che si traduce in “non ho mai abbastanza”.

Ieri, oggi e così domani:  gli adolescenti sono sempre impegnati nel dover essere al passo coi tempi. Se non riescono a raggiungere gli standard del momento rischiano di sentirsi fuori dal loro mondo o presi in giro dai coetanei. E non c’è niente di più spietato del giudizio dei coetanei.

Naturalmente, se il termine di paragone sono le star e le celebrità più glamour, la maggior parte dei ragazzi si sentirà inadeguata a dover reggere questo confronto.

Cosa possono fare i genitori?

– In primo luogo ascoltare. Anche se sembra che gli adolescenti non la finiscano mai di lamentarsi e che non siano mai soddisfatti, è più importante “portare fuori” questa insoddisfazione piuttosto che tenersela dentro.

– In secondo luogo, per quanto possa sembrare assurdo, è importante non discutere di questi sentimenti negativi, perché si rischia di sembrare oppositivi rispetto al loro modo di pensare, o che si vogliano cambiare i loro sentimenti.

– E’ importante, inoltre, rispettare l’integrità emotiva della loro esperienza, senza colludere con essa. Anche se può sembrarci un’idea sconclusionata, non dobbiamo né ignorarla né assecondarla: “sento la tua frustrazione e sono molto dispiaciuto per te”.

– Le nostre osservazioni riguardo a ciò che sanno fare bene possono aiutare i ragazzi a vedersi in una luce più positiva: “quando penso a te mi accorgo che ci sono delle cose che sai fare bene, e sono contento”.

– Infine, a volte i ragazzi faticano a vedere un possibile percorso di cambiamento e trasformazione. Sarebbe utile aiutarli in questo, in modo concreto e centrato sull’azione, piuttosto che sul ragionamento. Non sarebbe sbagliato, ad esempio, suggerire ad un adolescente insoddisfatto per la propria forma fisica di iscriversi in palestra.

Per finire, se a vostro giudizio i sentimenti di insoddisfazione dell’adolescente si riflettono in una scarsa autostima, perdita di motivazione, sofferenza emotiva, o atteggiamenti depressivi, non trascurateli.
Prenotate una consulenza perché sia possibile trasformare l’insoddisfazione in qualcosa di più positivo. Non c’è bisogno di attraversare alcune infelicità da soli: un piccolo aiuto può contribuire a sentirsi meglio.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: bolognanotizie.com