Tutti conoscono l’origami, l’arte giapponese di piegare la carta, ma quanti di noi sanno cos’è un babygami? Le immagini qui sopra sono chiare: si tratta di una serie di tecniche per avvolgere e infagottare i bambini, dai neonati a quelli un po’ più grandi. Non si tratta naturalmente delle vecchie fasce nelle quali venivano costretti i bambini all’epoca dei nostri nonni, ma il principio è lo stesso: la fasciatura, che deve essere contenitiva ma confortevole, quindi non troppo stretta, aiuta a calmare il neonato, che si sente al sicuro, protetto nel tepore, come nell’utero materno. Una volta fasciato, il neonato si addormenta più volentieri sulla schiena, posizione che – come tutti sanno – è utile per ridurre il rischio SIDS, la morte in culla.

E’ in commercio un libro, tradotto anche in Italiano (lo trovate in vendita su IBS) che illustra tramite istruzioni chiare e immagini dettagliate diverse tecniche per infagottare i piccoli. Si tratta di tecniche prese a prestito da culture antiche, come quella del kanga africano o del rebozo messicano.

Il bambino, una volta infagottato, si calmerà e dormirà più serenamente nel suo lettino, oppure potrà essere indossato e trasportato, accompagnato dal battito cardiaco della sua mamma o di chi lo porta, riscaldato dal calore del suo corpo, cullato dai suoi movimenti. Per il bambino deve essere una vera pacchia; per l’adulto che lo porta, una pacchia finché il suo fisico e il peso del piccolo gli consentono di farlo agevolmente.

Comunque, se avete un neonato, il mio consiglio è di infagottarlo, ogni tanto. Nel testo trovate una serie di varianti, dal fagotto per fare lavori domestici, a quello da ufficio, da picnic o da sera. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le circostanze. Provateli, e vedete quali fasciature vi riescono meglio, e quali apprezzano maggiormente i vostri bambini.

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