Il Babau è una figura molto nota della nostra tradizione popolare.

Di creature simili, peraltro, esistono tantissime varianti che popolano l’immaginario diurno od onirico dei bambini, da sempre.

Perfino i piccoli Greci antichi avevano i loro Babau, che si chiamavano Gorgo, Mormo, Akko’, Gello’, i  nomi dei quali già evocano figure indistinte e paurose.

Questo tipo di creature riunisce in sé, come solo l’inconscio magistralmente sa fare, diversi elementi che causano timore ai piccoli:

  • il buio, lo scuro, il nero
  • la smisuratezza delle dimensioni
  • elementi animaleschi, spesso assortiti e tratti da vari animali
  • sonorità inquietanti (stridii, boati, urla, ululati ecc.)
  • apparizioni repentine
  • una certa indeterminatezza, un certo flou

Magistrale è la rappresentazione di Babau che  ha dato J.K. Rowlings in un episodio di Harry Potter, nella lezione di Difesa Contro le Arti Oscure:

Lì si chiamano Mollicci:escono da un armadio e  non hanno forma propria ma assumono la forma della maggiore paura di ciascun piccolo mago che li deve affrontare: ragni, streghe, insegnanti severi e via dicendo.

Il piccolo mago può sconfiggerli ridicolizzandoli  (con l’incantesimo “Ridikulus”!) , affrontando perciò la paura e rendendosi attivo nell’immaginare una contromossa per rendere inoffensivo l’avversario.

I Babau, per eccellenza sono Mutaforma: si modellano sulle paure specifiche di ciascun bambino.

Perché è così diffusa in ogni luogo e tempo, la “genìa” dei Babau?

Perché in qualche modo sono la concretizzazione, diciamo, in una materia impalpabile ma efficacissima nella sua capacità di produrre emozioni, delle paure dei bambini durante il loro percorso evolutivo. La creazione di figure in grado di dare forma a tali paure, costituisce un processo naturale: la paura, del resto, è un’emozione primaria indispensabile  per consentire all’organismo di organizzarsi e proteggersi dai pericoli che l’ambiente presenta.

Nei piccoli umani  saper gestire la paura non è qualcosa di innato, ma un processo che attraversa diverse fasi nello sviluppo.

Alle prime paure  dei primi mesi di vita, più basiche, legate ad elementi  fisici, come la sensazione di cadere all’indietro o la comparsa di un forte ed improvviso rumore, si succedono poi, quando il bambino acquista una prima consapevolezza di essere un individuo separato dalla madre, quelle legate alla percezione della vulnerabilità: ansie di separazione e paure degli estranei.

E’ a partire all’incirca dai  4 anni che cominciano a manifestarsi le paure che si coagulano in creature immaginarie simili al nostro Babau. Il Babau, spesso diventa un compagno fedele, per quanto indesiderato, del bambino. Lo potremmo considerare , da un certo punto di vista, un compagno oscuro con cui si allena a gestire la sua paura e ad affrontarla.

Quale atteggiamento deve avere un genitore rispetto ai Babau del suo bambino?

Qualche suggerimento….

  • non essere più terrorizzati di lui: il bambino misura l’entità della sua angoscia anche dal peso che vede riflesso sul viso del genitore (“se la mia mamma ha paura, c’è davvero da avere paura!”)
  • non trattarlo da fifone: sta facendo un lavoro importante che per lui è impegnativo, dunque consolarlo ed abbracciarlo, in caso di brutti sogni, senza drammatizzare né minimizzare
  • giocare ad affrontare il Babau raccontando storie in cui sperimentare diverse soluzioni creative e lasciando che il bambino inventi
  • proporre oggetti magici difensivi (un talismano, un sasso luccicante, un cappello portentoso ecc.) o aiutanti magici come quelli delle fiabe (un animale di peluche, una foto del nonno, un robot ecc.) che diventino alleati da tenere vicini di notte o nei momenti rischiosi. Famosa la striscia di fumetti di Calvin &Hobbes, in cui il bambino adotta la sua tigre di peluche come amico-compagno, contro i terribili mostri che si annidano sotto il letto.
  • non ricattarli con la minaccia di interventi di essere mostruosi (“Se non stai buono, chiamo il Babau”) se il loro presentarsi è naturale, non va però rinforzato

In definitiva, l’affrontare i Babau, i mostri,  come dimostrano le fiabe, diventa un compito importante per l’evoluzione dei bambini, una palestra in cui sviluppare, nell’immaginario, il proprio coraggio e la propria creatività superando gli ostacoli.

 Dino Buzzati , nel suo delizioso racconto intitolato “Il Babau”, descrivendo la creatura , diceva:

Orribile a prima vista. Ma, a ben osservarlo con occhi spassionati, si notava, per la piega benigna della bocca e il luccichio quasi affettuoso delle pupille, relativamente minuscole, un’espressione tutt’altro che malvagia”.

Articolo a cura di Dott.ssa Sara Bergomi Counselor, Gestalt-Terapeuta in Francia, Docente e Didatta del CSTG

Formata presso l’Ecole Parisienne de Gestalt e precedentemente presso lo stesso CSTG, ha frequentato inoltre il Corso di Perfezionamento  Post-laurea in Pratiche Immaginative presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Milano Bicocca e il Corso  di Specializzazione in Etnopsicoterapia presso la Scuola di Specializzazione ad indirizzo junghiano Lista di Milano. Da sempre appassionata di antropologia e mitologia,  pratica e crede in un approccio appassionatamente umanistico alla sua professione ed al valore della relazione come elemento fondamentale del processo di cambiamento

Fonte Foto: http://milanoartexpo.com/