Farò così, darò la colpa a un teaser poco felice se, quando sono venuta a conoscenza di questo programma, ho storto la bocca.

Perché “Chiedi a papà” – il programma nato da un’idea del blogger e giornalista Francesco Uccello e che va in onda da venerdì 8 gennaio alle 23,05 su Raitre – sembrava presentare l’immagine classica del padre incapace di gestire i figli in assenza della loro mamma. Insomma: temevo che fosse una scusa per avallare una visione manichea e anacronistica della famiglia.

“Ma l’hai visto per poterti pronunciare?” Mi ha sgridato Francesco Uccello a cui ho subito esposto le mie perplessità.

Non ancora ma lo farò, ché le famiglie ospiti sembrano essere interessanti, variegate e lontanissime dai cliché che avevo temuto. Per andare sul sicuro, tuttavia, ho posto delle domande a Francesco. Le sue risposte mi hanno restituito una realtà che non avevo considerato:  e se il problema non fossero padri, ma le loro compagne control-freak?

Chiedi a papà_Ep.4

Intervista a Francesco Uccello

Francesco, mi sorprende l’idea di un programma in cui i ruoli di cura e custodia sono affidati temporaneamente e in via esclusiva al padre . Sembra presupporre una sostanziale incapacità dei padri nel sostituirsi alle loro compagne. Perché lo ritieni un esperimento interessante?

L’esperimento è interessante soprattutto per le mamme che in questo modo hanno la possibilità di osservare i padri all’azione senza di loro. Non è incapacità dei padri quella che abbiamo voluto osservare, semmai uno stile diverso di fare le cose, un approccio di altro genere. Quello che invece si vedrà è l’incapacità della madri di delegare, di distaccarsi. Delle più di 300 famiglie che hanno partecipato ai casting neanche il 10% delle mamme si era mai allontanata per più di qualche ora. Mi domando se è poca fiducia verso i propri compagni, se è spirito di abnegazione oltre ogni limite, se è per creare quel meccanismo di dipendenza di cui non si può fare a meno o il pensiero assurdo che in loro sia rinchiusa la verità sulla gestione di casa e sull’educazione dei figli.

Il tuo  punto di osservazione, quale blogger, scrittore e autore, è privilegiato: hai la sensibilità e l’esperienza per cogliere i cambiamenti nel costume e nei comportamenti delle famiglie. Pensi che si siano fatti passi avanti nella parità della suddivisione dei ruoli o esistono sacche di resistenza?

La resistenza è più forte che mai. Sicuramente quello che osservo è che siamo in una fase di transizione, una in cui i papà non vogliono essere quelli delle generazioni precedenti, ma non sanno ancora bene cosa fare e come farlo. Qualche passo in avanti lo abbiamo fatto, almeno per incoraggiamento posso dirlo, ma la parità è ancora lontana. Noto che ci sono uomini che non se lo pongono proprio il problema di dare una mano con i figli, come se la famiglia non fosse anche la loro, ma spero che questo programma sia un modo per creare un confronto, per rimandare un senso di realtà e fare avere sempre più consapevolezza di ciò che occorre per mandare avanti una famiglia.

“Dietro ogni padre incapace, c’è una donna a cui questa incapacità va bene”. È un punto di vista interessante, una chiamata in correità che mi trova d’accordo. Ne conosco, di donne che non lasciano alcuna autonomia ai propri compagni nella gestione dei figli. Cosa dovremmo fare per migliorare?

Dovreste andare tutte per cinque giorni in vacanza in un resort di lusso senza avere la possibilità di sapere cosa stia accadendo. Per farlo, abbiamo bisogno di fare un migliaio di stagioni e quindi lo spero proprio. Un altro modo per migliorare ci sarebbe, ma è più difficile ed è quello di evitare, al rientro, di passare in rassegna tutto quello che il marito ha fatto come se fosse in atto una ispezione in stile militare. Ce la potete fare?

Che categorie di padri avete incontrato?

Le 20 famiglie che partecipano al programma sono state scelte per dare quanto più possibile un quadro eterogeneo. Ci sono padri in gamba che se la cavano benissimo e padri che scoprono per la prima volta la scuola dei propri figli, ci sono mamme super ansiose, mamme che si sentono in colpa per essersi presa dei giorni di vacanza, ma anche mamme che si fidano ciecamente del proprio compagno. Il comune denominatore di tutti i papà è stata la voglia di mettersi in gioco e soprattutto l’affrontare quei giorni in maniera molto ironica, cosa che spesso si rivela una arma vincente, pensateci mamme.

Chiedi a paà_Ep. 2 Rizzardi