Oggi abbiamo posto allo psicologo Luca Mazzucchelli alcune domande riguardo a come far giocare i bambini. Ecco cosa ci ha risposto

Come far giocare i bambini? Sappiamo che il gioco è fondamentale per lo sviluppo del bambino. Giocare con i bimbi è importante perchè permette a piccoli di conoscere, di rafforzare la propria personalità e di interagire con i grandi.

Sono tanti, per fortuna, i genitori che amano spendere qualche momento della giornata insieme ai propri figli, così come sono tante le domande che mamma e papà si pongono quando giocano con i loro piccoli. Lo psicologo Luca Mazzucchelli, che ha dato il proprio contributo professionale nella progettazione della campagna #scopertadoposcoperta di Fisher Price, ci ha aiutato con alcuni consigli.

Come far giocare i bambini: regole, autonomia e condivisione

1) Dobbiamo proporci o aspettare che siano loro a chiedere?

Fermo restando che ogni situazione è un po’ una situazione a se stante, in linea di massima credo sia un bene bilanciare entrambe queste modalità.
Quando ci si propone si ha il potere di stimolare e incuriosire, ma quando si aspetta si incentiva l’autonomia nel gioco e il convivere con ciò che abita il suo mondo interiore.

2) E’ meglio lasciarsi comandare dai bambini o essere noi a dare le regole?

Credo ci siano regole e regole. Una parte di queste devono essere dettate dall’adulto e il bambino deve imparare a rispettarle e comprenderne nel tempo il significato.
Certo non deve essere tutto imposto dall’alto, ma alcune devono invece essere concordate con il bambino, in base ai bisogni suoi e di chi gli sta attorno, riflettendo con lui – in base alle capacità dettate dalla sua età – sul loro senso.
Questo processo di costruzione condivisa è importante anche perché con i pari età dovrà presto cercare di sviluppare l’arte del trovare punti di accordo e mediazione….

3) Il bimbo spesso fagocita il genitore (o l’adulto) nel gioco: fosse per lui bisognerebbe passare tutto il tempo intenti nel giocare. Assecondarlo? Se si desidera smettere, come fare per non creare pianti e capricci?

Comunicare il perché ora bisogna fare una pausa, spiegare che il genitore deve preparare la cena, sistemare la casa. Empatizzare con le emozioni di rabbia e dispiacere che il bambino può esprimere in quella situazione ma restare fermi sulle decisioni.
A volte dirlo prima tipo “posso giocare con te per mezz’ora” può aiutare il bambino ad accettare la cosa e l’adulto a restare fermo sulla decisione.
Inoltre direi annunciare lo scadere del tempo qualche minuto prima, anziché interrompere bruscamente l’attività come se si stesse “fuggendo”…

 

Come far giocare i bambini: organizzazione dello spazio gioco

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1) Dove è meglio che giochi il bambino? In camera sua o dove si svolge la vita familiare?

E’ una decisione che deve prendere la famiglia, non c’è un giusto e uno sbagliato a prescindere. In linea di massima direi dove è più comodo all’interno dell’economia della famiglia.

2) E’ giusto creare delle aree gioco nelle diverse stanze della casa?

Sono in difficoltà a dare una risposta univoca perché anche in questo caso dipende parecchio dalla casa, da chi ci abita, dalle sue abitudini… Io credo che uno dei criteri da seguire sia non solo il bene del bambino ma anche della coppia genitoriale, che deve aver attorno a se un ambiente nel quale sia possibile vivere bene e a proprio agio. Le aree gioco devono essere create pensando anche ai bisogni degli adulti.

3) Da che età il bimbo può cominciare ad avere cura dei propri giochi e a metterli a posto?

Ogni bambino ha i suoi tempi di sviluppo, ma tra i 12 e i 18 mesi ci si può correttamente aspettare che sappia comprendere alcuni concetti relativi alle sequenze da compiere per raggiungere un determinato obiettivo.
Il bambino in questo compito è facilitato se si ragiona su macrocategorie di tipologie e se sulle scatole del riordino si mettono le immagini di quella stessa categoria: ad esempio i mattoncini da una parte dove c’è l’adesivo dei mattoncini,da un’altra parte i pupazzi, etc.
L’ideale è proporre la cosa come se fosse un gioco, e stabilirlo come vero e proprio rituale.