Deve essere una questione di karma. Sia io che il papà di Clara, da piccoli, in relazione alla questione “nutrimento” abbiamo fatto sudare ai nostri genitori le classiche 7 camicie. E così, ora che siamo, per così dire, dall’altra parte della barricata, lo stesso sta accadendo a noi…

Quando Clara ha cominciato a mangiare cibi diversi dal solo latte materno, nulla avrebbe fatto presagire la catastrofica situazione attuale: è sempre stata a tavola durante i nostri pasti, anche da piccolissima, con un seggiolone senza vassoio che le dava libero accesso alla tavola e le consentiva di curiosare. E così, il suo svezzamento è cominciato il giorno in cui da sola ha afferrato una fetta di pane pugliese e ha cominciato a ciucciarla con gusto. Da quel momento, ha assaggiato praticamente di tutto. Cosa che ha comportato una decisa virata verso il “sano e nutriente” e una drastica diminuzione dell’uso di zucchero e sale per tutta la famiglia!.

Pensavo, quindi, che almeno sul fronte cibo, me la sarei cavata facilmente.

L’insorgere dell’irrisolta “Questione Pappa”

E invece… mi sbagliavo di grosso 🙁 Non è che sia selettiva, anzi! I cibi tradizionalmente aborriti dai bambini (uno per tutti, le verdure) sono tra quelli che più apprezza. Il problema sono le quantità di cibo (a quasi 2 anni, sono più o meno le stesse di quando abbiamo cominciato lo svezzamento…). Per non parlare del tempo necessario ad ingerirlo (le “sessioni” dedicate a pranzo e cena, raramente durano meno di un’ora). Altra cosa che non cessa di sorprendermi è la sua volubilità: se venerdì le preparo un piatto che lunedì ha divorato, è capace di rifiutarlo al primo boccone!

Come difendersi da tali attacchi che minano seriamente la sanità mentale di chiunque? Io di pazienza ne ho da vendere. Ma credetemi, la piccola la mette davvero a dura prova.

Peraltro, dato che tra la suddetta pazienza non è certo tra le doti più spiccate del suo papà, la “questione pappa” è diventata per un tacito accordo (o per meglio dire per forza di cose) totale appannaggio della sottoscritta.

E così, la tavola è diventato il “luogo” privilegiato delle nostre chiacchierate, delle nostre letture, delle nostre sessioni di canto… D’altra parte, come vuoi ingannare il tempo tra un boccone e l’altro?

Sono (per ora) riuscita ad evitare di cadere nella trappola di caricare il momento del pasto di connotati coercitivi del tipo: “Prima si mangia, poi si va a giocare”, o anche colpevolizzanti “sono sfinita, ti prego, mangia”, o ricattatori “se non mangi, niente cartoni”. Ma credetemi, non è facile!

Poi, nei momenti in cui la fatica si fa sentire, mi ripeto come un mantra: è solo questione di tempo, prima o dopo la “questione pappa” si risolverà. Nel frattempo, tengo duro e ripasso gli ottimi consigli di una psicologa (per leggere tutto l’articolo segui il link):

Come comportarsi se il bambino rifiuta il cibo?

  • creare un’oasi: rimandare ad altri momenti eventuali discussioni o tensioni, lasciando che il pasto sia il più possibile sereno
  • resistere alla tentazione di imporre il cibo, aspettando che la fame si possa affacciare
  • tollerare il salto di un pasto ogni tanto senza drammatizzare
  • non legare MAI l’assunzione di cibo a premi o punizioni
  • comunicare il proprio piacere di mangiare i piatti preferiti
  • portarlo a far la spesa perché possa legare il cibo alla possibilità di desiderare e scegliere
  • farlo assistere e collaborare alla preparazione di qualche cibo che poi viene consumato in famiglia

So di non essere l’unica ad essere invischiata nella perniciosissima “questione pappa”: se avete delle dritte o avete trovato degli escamotage, condivideteli nei commenti 😉

In collaborazione con Mellin Fidati del cuore

sopravvivere alla questione pappa