Uno degli obiettivi sanitari primari individuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è la qualità della vita della madre e del bambino.
Per questo motivo, in seguito ai cambiamenti degli ultimi trent’anni sia sul piano dell’assistenza che dell’andamento delle nascite, sono stati individuati degli obiettivi che riguardano, tra le altre, l’area materno-infantile.

E’ in questa logica che si svolge il lavoro dei Consultori Familiari, a cui vengono assegnati diversi compiti, tra i quali:
• la promozione della salute
diagnosi ambulatoriali
cure intensive e specialistiche
• diffusione di modelli di empowerment e offerta attiva

Il fatto di essere dei servizi a bassa soglia di accesso fa sì che il modello di salute divulgato sia di tipo sociale e orizzontale, non direttivo, e applicato secondo un modello di lavoro d’equipe multidisciplinare.

Ma al di là dei pregi che abbiamo finora discusso riguardo a queste strutture, è doveroso fare un’osservazione: i Consultori Familiari, pensati e progettati come virtuosa realtà sul nostro territorio nazionale, oggi non sono in condizione di sviluppare pienamente le loro potenzialità.

Solo un consultorio su quattro ha un organico completo di tutte le figure professionali, ed i fondi stanziati per i progetti che li riguardano sono in costante diminuzione.

Questo fa sì che nell’esperienza della gente il servizio non sia sperimentato in tutti i casi come pienamente efficiente.
Dal punto di vista di chi ci lavora, invece, è necessario far fronte a numerose richieste ed esigenze, con una disponibilità ridotta ed una insoddisfazione crescente rispetto alle emergenze a cui è necessario far fronte.

Il livello di soddisfazione professionale degli operatori che vi lavorano, in molti casi, è basso, e questo rende il servizio certamente diverso da come potrebbe essere. La carenza di personale rende difficile prestare lo stesso tempo e la stessa attenzione rispetto ad un esubero di richieste in costante aumento.

Le figure più presenti sono ancora quelle dell’ostetrica e del ginecologo, seguite dallo psicologo e dall’assistente sociale. Alcune figure professionali lavorano su turni ridotti, a scapito della continuità del servizio e del lavoro di equipe.

Questi i motivi per cui un Consultorio Familiare, indipendentemente dalla volontà di chi vi lavora, spesso non è in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’utenza che vi affluisce. Questo ci fa riflettere su come, tavolta, siano presenti sul territorio risorse importanti, ma che spesso non siano conosciute, o sfruttate appieno, nei benefici che potrebbero apportare.

E voi, che esperienza avete dei Consultori Familiari nella vostra zona?

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: www.asl.bergamo.it