La nascita del primo figlio è un evento che produce una trasformazione radicale dei ruoli e degli equilibri all’interno della coppia. E’ l’apertura al “Terzo”, che separa e unisce in modo diverso.
Genitorialità e coniugalità si separano, creando due sottosistemi all’interno della famiglia: non esiste più solo una coppia, ma genitori e figli.

Come abbiamo visto, la scelta del partner avviene seguendo il criterio istintivo di non mettere in crisi il proprio stile relazionale, costruito nel tempo: cerchiamo un altro che ci faccia star bene senza chiederci di stravolgere ciò che siamo diventati.

Il rapporto di coppia può, in questo senso, essere complementare o simmetrico.
Nel primo caso si sceglie un partner molto diverso da noi, con l’idea di “completarci”; nel secondo, i due partner equi-distribuiscono i ruoli e si riconoscono caratteristiche simili.

Nel precedente articolo abbiamo discusso di come è possibile che in una coppia si radichi uno stile dipendente in cui uno o entrambi i partner sono vincolati all’altro con scarsa autonomia e flessibilità: questa diventa una condizione permanente, e non momentanea, non segue quindi la naturale evoluzione del ciclo di vita della coppia, che va dalla confluenza verso l’integrazione.

Al contrario, nelle coppie può anche accadere che il bisogno di autonomia prevalga sul resto: l’Io è più importante del Noi.

Puntando molto sul “fare da soli”, i partner con questo stile sono profondamente convinti della rispettiva auto-sufficienza, hanno difficoltà a chiedere aiuto e ad adattarsi reciprocamente allo stile relazionale dell’altro.

Abituati, nella loro crescita, a non avere degli adulti a cui appoggiarsi, perché non presenti, o perché spingevano eccessivamente al fare da soli, queste persone nel tempo hanno costruito il mito della propria autosufficienza, con un’enfasi eccessiva sull’individualità, che talvolta prende il nome di “spazi di autonomia”, “libertà”, o “indipendenza”, ma che cela una paura a delegare all’altro una richiesta di collaborazione o di aiuto.

Finché le situazioni di vita lo consentono, queste coppie vanno avanti curando i propri spazi di autonomia senza interferenze. Con i dovuti aggiustamenti, la loro vita si mantiene in sufficiente equilibrio.

Il momento in cui l’equilibrio si rompe, solitamente, è quando avviene un “cambiamento”, un elemento “critico” che interviene nel campo: un cambiamento nella crescita personale, la percezione di un bisogno o di una fragilità personale, o una novità, che può essere o un evento, o l’arrivo di un figlio.

Coppie che si credevano forti ed indipendenti, davanti all’arrivo di un figlio cominciano a fare i conti con una reciprocità sottovalutata e parzialmente ignorata.

La paura della perdita della propria autonomia, il timore di fidarsi totalmente, impediscono la spontaneità dentro una relazione sana e differenziata, in cui è possibile abbandonarsi al calore dell’appartenenza (ad un rapporto di coppia) senza perdere la propria individualità.

Essere una coppia sana e differenziata, che integra l’appartenenza e l’autonomia, è il presupposto fondamentale per costruire un rapporto genitoriale che si fonda sulla reciprocità dell’essere genitore-con, concetto che in gergo si esprime come co-genitorialità.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

Immagine: http://lastanzadigiorgia.splinder.com/archive/2008-07