Sto per varcare la soglia che separa il non essere mamma dall’essere mamma. Il termine è il 14 Novembre, ma è solo una data indicativa… da due settimane prima a due settimane dopo, ogni momento è buono. Sono in perenne ascolto del mio fisico, cerco di percepire il minimo dolore, la minima contrazione, come se non volessi farmi cogliere impreparata…

Sono terrorizzata che qualche movimento inconsulto del piccolo possa rompere le acque, farmi correre all’ospedale, senza entrare in travaglio pian piano a casa. Sto vivendo questi ultimi giorni in un’atmosfera sospesa, mi trascino per la casa, accompagnata dalla fatica a fare anche le cose più banali quali vestirmi, dare il cibo alla gatta, mettere le scarpe…

E’ proprio vero che con la gravidanza si torna bambine! Si riprova quel senso di dipendenza, fragilità, si amplificano le emozioni, si ha bisogno di cure… proprio come succederà al cucciolo in arrivo.

Mi vedo le gambe gonfie, i piedi sofferenti, mi viene l’affanno subito. Ad ogni invito o richiesta per i giorni futuri, mi chiedo se avrò già varcato la soglia, se sarò ancora col mio pancione o se sarò col mio esserino tra le braccia.

E penso anche alla barriera di dolore fisico, al groviglio di emozioni che separa i 2 stadi, “figlianza” e “mammanza”. Al miracolo di generare dalle tue viscere un esserino… ogni tanto, guardandomi la pancia mi chiedo come possa contenere un bambino! Sembra incredibile…