L’adolescenza è una fase che non attraversa solo la vita di un ragazzo, ma che coinvolge l’intera sua famiglia.

La prima domanda da porsi, davanti al disagio adolescenziale, è infatti: “questa famiglia è pronta per cambiare?”
Questa domanda cambia significativamente l’approccio al problema.

Se nel primo caso, infatti, porre l’accento sui limiti significa inquadrare la questione sul piano della patologia, nel secondo significa considerare il cambiamento come una tappa che richiede la crescita di tutti i membri della famiglia, e significa vederlo in un’ottica di salute, in cui è necessario individuare come è possibile favorire questo cambiamento.

Siamo abituati a sentir parlare di individuazione/separazione solo nei primi anni dell’infanzia, quando il bambino comincia gradualmente ad acquisire autonomia dalla madre insieme alle prime esperienze di relazione con gli altri e con i coetanei. In realtà questo processo attraversa tutta la crescita, e coinvolge i genitori nella misura in cui trasforma la propria percezione della relazione col figlio ed anche la definizione di se stessi.

La difficoltà sta nel fatto che l’adolescenza è un pò un “punto di non ritorno“, in cui la famiglia diventa costituita da adulti più o meno giovani, ed abbandona un percorso significativo che ha riguardato l’infanzia dei figli.

Se immaginiamo bene la “crisi di identità” che provano i ragazzi adolescenti, alla ricerca di un corpo nuovo, di un nuovo senso di sé, più difficile è osservare come questa ha un suo preciso corrispettivo nei genitori. Se il corpo dell’adolescente è messo a dura prova dai cambiamenti fiosiologici e ormonali, il corpo della famiglia è messo a dura prova nella sua capacità di contenere e proteggere i suoi membri.

E’ questo il momento in cui la famiglia si riorganizza.
E’ il momento del difficile compito di sorvegliare senza opprimere, di proteggere senza costringere. Di stare alle spalle del ragazzo senza tarpare le sue ali.

Cosa può fare la famiglia in questo periodo?
Trovare una nuova definizione di sé appartiene innanzitutto alla sfera del fareE’ importante  che i ragazzi si identifichino in qualcosa che riguardi le loro attitudini.

In secondo luogo, dal punto di vista emotivo, è nel sentirsi accolto che il ragazzo trova il sostegno per andare verso il mondo. In questo modo egli stesso diventerà anello nella costruzione della storia familiare.

In questa fase, la famiglia deve contemporaneamente spingere e contenere. Spingere verso spazi di relazione sempre più ampi e differenziati, e contenere dal punto di vista emotivo ed affettivo davanti al legittimo timore per il nuovo e per ciò che è incerto.

Questi compiti sono oggi certamente resi più difficili dalla condizione di “irresponsabilità” in cui sono imprigionati per una serie di dinamiche economiche e sociali. Non è facile per gli adolescenti di oggi trovare un equilibrio tra il loro bisogno di crescere e la loro reale e concreta indipendenza dal nucleo familiare, se la società tutta contribuisce a non permettere loro margini di autonomia.

Per questo è importante formare le famiglie a questo compito: permettere il cambiamento nell’era dell’instabilità, in modo che i nostro ragazzi possano trovare nuovi punti di riferimento sentendosi al contempo protagonisti del cambiamento.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta